A nord-est di Lagos (Nigeria), nei pressi della città di Osogbo (scritta anche Oshogbo), resiste all’avanzata del tempo e della “civiltà” l’ultima foresta sacra della cultura Yoruba. Parliamo di Osun-Osogbo, un luogo suggestivo, dove la forza della natura selvaggia convive con la bellezza dell’arte plasmata dall’essere umano.

Secondo le ricerche storico-archeologiche, la città di Osogbo venne fondata nel XVIII secolo, lungo il fiume Osun. Proprio sulle rive di questo corso d’acqua, troviamo la foresta sacra omonima al fiume, dichiarata nel 1965 monumento nazionale dal governo nigeriano. Per la sua rilevanza culturale e naturale, l’Unesco, nel 2005, l’ha inscritta nella lista dei Patrimoni dell’umanità.

Questo sito, unico nel suo genere, rappresenta una delle ultime aree di foresta primaria nel sud della Nigeria. Ciò significa che l’ecosistema naturale non ha subito modificazioni, né interventi da parte dell’uomo, come invece è accaduto in molte altre zone limitrofe. La foresta d’Osun conserva centinaia di specie vegetali, tra cui numerose piante dalle proprietà medicinali.

Questo eden verdeggiante e il fiume omonimo che scorre tra gli alberi, portano il nome di Osun, una delle divinità sacre agli Yoruba. Osun è protettrice dei corsi d’acqua e la foresta è il luogo in cui dimora il suo spirito. Proprio per la sua sacralità, in questo habitat gli Yoruba hanno eretto santuari, magnifiche sculture e sorprendenti opere d’arte, che si integrano armoniosamente con il mondo arboreo.

È uno spazio unico nel suo genere, espressione della cultura Yoruba, tramite il quale viene creato un ponte tra il mondo naturale e la dimensione divina. Questa sorta di “ponte invisibile” funge da protezione della foresta stessa, dove sono rigorosamente vietate caccia e pesca, persino l’agricoltura, oltre che naturalmente l’abbattimento di alberi.

Il legame tra passato e presente, tra natura e divino

Nel 2014, la foresta di Osun è stata rivalorizzata, grazie al supporto di una canadese, Robin Campbell, appassionata dell’arte e della cultura della Nigeria.

Secondo il mito, la foresta venne scoperta e abitata dalla popolazione che poi fondò la cittadina di Osogbo. Ciò accadeva oltre 600 anni fa, epoca in cui – narra sempre il mito – gli abitanti di Osogbo videro Osun, la divinità Yoruba protettrice dei corsi d’acqua.

Oltre ad aver dato il nome al fiume che scorre nella regione, Osun è rappresentata nelle sculture e nelle opere artistiche presenti nella foresta. Osun è ritratta come una sorta di sirena, a testimoniare il suo legame con l’elemento acqua.

La foresta di Osun racchiude tutto questo e molto altro. Non solo è rilevante dal punto di vista naturalistico-ecologico, ma anche storico e culturale.

Per gli Yoruba rappresenta uno spazio sacro, in cui il passato si unisce al presente. Infatti, accanto ad arcaiche opere d’arte si ammirano sculture più recenti, realizzate soprattutto nel corso del XX secolo.

Attraverso queste espressioni artistiche, le popolazioni Yoruba rafforzano il legame con il pantheon delle divinità tipiche della loro tradizione e, al contempo creano un filo invisibile che unisce le vecchie e nuove generazioni e i discendenti della diaspora.

Sebbene abbiano ormai abbracciato il cristianesimo o la fede musulmana, molti Yoruba seguono ancora alcune pratiche legate alle loro ataviche tradizioni. Si può dire che la cultura Yoruba sia anche sistema filosofico e cosmologico, in cui al centro troviamo un complesso pantheon di divinità, dove primeggia un creatore supremo e centinaia di divinità e spiriti minori.

Derivanti proprio da questo sistema complesso sono il vudù haitiano, il condomblé brasiliano e la santeria cubana. Ecco che la foresta di Osun – attraverso i suoi spazi verdi e artistici, con tutto il loro simbolismo – rappresenta un sito che ricompone i tasselli di ieri e di oggi della cultura Yoruba.

Silvia C. Turrin

foto: wikipedia.org; whc.unesco.org