«La sopravvivenza della nostra fauna selvatica è una questione di grave preoccupazione per tutti noi in Africa. Queste creature che abitano i luoghi selvaggi non sono importanti solo come fonte di meraviglia e di ispirazione, ma sono parte integrante delle nostre risorse naturali, del nostro futuro sostentamento e del nostro benessere».

Risalgono al 1961 queste parole di Julius Nyerere, primo Presidente della Tanzania post-coloniale. Sono parole che si ritrovano nel documento ben più ampio denominato “Arusha Manifesto Wildlife”, voluto da Nyerere per valorizzare gli habitat straordinari della sua terra.

Quando i coloni inglesi se ne sono andati dalla Tanzania (divenuta indipendente grazie alla lungimiranza di Nyerere), lasciavano come eredità solo un parco nazionale, il Serengeti creato nel 1951.

Dal punto di vista della conservazione ambientale, gli ex coloni non avevano adottato importanti progetti.

Grazie a una legge ad hoc promulgata nel 1974, la salvaguardia della natura e degli animali è stata in seguito disciplinata e rafforzata. Ad oggi in Tanzania vi sono 17 parchi nazionali e 6 siti patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Essi formano un vasto ecosistema concepito con l’intento di ristabilire un equilibrio nella biodiversità, protetto da minacce legate alla deforestazione e all’urbanizzazione.

Queste riserve naturali protette racchiudono i colori e i profumi della Tanzania, le cui luci regalano tramonti indimenticabili.

Il parco del Serengeti è il più famoso ecosistema di questa nazione africana, ampio oltre 14mila km², abitato da varie specie di animali, tra cui gnu, gazzelle di Grant e Thomson, zebre, impala, bufali, giraffe, elefanti, leoni, ghepardi e rinoceronti.

Nella pianura del Serengeti avviene la più grande migrazione di animali al mondo. Oltre un milione di gnu e poi centinaia di migliaia di altri ungulati, tra cui gazzelle e zebre, si spostano verso pascoli più freschi e verdeggianti del Masai Mara, in Kenya, ideali per far crescere i loro cuccioli. È un vero spettacolo della natura, che si svolge all’interno di un paesaggio eccezionale di “pianure infinite”. Qui si può ammirare il flusso vitale della savana africana. Immagini che fanno riflettere sull’importanza della protezione di questi habitat naturali meravigliosi e fragili, in cui i cambiamenti climatici si fanno sentire.

Meno conosciuto ma altrettanto suggestivo è il parco nazionale Tarangire, caratterizzato da una particolare varietà di paesaggi, che includono zone ricche di alberi d’acacia, dorsali pietrose e dolci colline. Spiccano in particolare gli imponenti baobab, giganti secolari della natura che offrono riparo e nutrimento alle genti.

Anche qui si possono incontrare i famosi pastori Maasai, un popolo oramai semi nomade. In passato il loro stile di vita tradizionale si basava sull’allevamento del bestiame; oggi, a causa del processo di modernizzazione hanno dovuto orientarsi a nuove strategie di sussistenza, abbracciando anche un modus vivendi stanziale e praticando anche l’agricoltura.

Importante dal punto di vista antropologico è la gola di Olduvai, dove sono stati ritrovati resti di ominidi: nel 1959 il teschio di Australopitechus Boisei risalente a circa 1.8 milioni di anni fa e nel 1972 a Laetoli le impronte fossilizzate di esseri bipedi risalenti a circa 3.7 milioni di anni fa. Situata nel nord della Tanzania, nella Great Rift Valley, la gola di Olduvai rappresenta uno dei monumenti preistorici più importanti del continente africano. Non è un caso che sia anche sito protetto dall’UNESCO.

La Tanzania rimane però la quintessenza della fauna selvatica, caratterizzata com’è da ambienti con una variegata vegetazione: ambiente tra i più spettacolari dell’Africa australe è quello che caratterizza il lago Manyara, situato nel fondo della Rift Valley, immerso in un paesaggio di foreste primarie separate da zone di savana erbose ricche di fauna.

Da non perdere poi il cratere del Ngorongoro considerato l’ottava meraviglia del mondo per il suo peculiare ecosistema: all’interno della sua enorme caldera (17 km di diametro e 700 metri di profondità) convivono tutti i grandi animali africani.

a cura di Silvia C. Turrin

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foto: wikipedia.org