Il cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, è il nuovo Presidente della Conferenza episcopale italiana. Nominato da Papa Francesco (vagliando una terna di nomi votati dai vescovi), il cardinale Zuppi ha uno stretto legame con l’Africa e in particolare con il Mozambico. Un Paese che – dopo una lunga guerra civile – poté finalmente spalancare le porte alla pace proprio grazie al prezioso contributo di Zuppi nel mediare le opposte fazioni.

Mozambico, dall’indipendenza alla guerra civile

Per capire il ruolo avuto da Matteo Zuppi nel processo di pacificazione e riconciliazione in Mozambico occorre ricordare brevemente la storia di questo paese dell’Africa sud-orientale.

Il Mozambico divenne colonia portoghese e per ben cinque secoli ne subì il dominio sul piano politico, economico e culturale. Il 25 giugno 1975, dopo una guerra d’indipendenza, il Mozambico si sganciò dal giogo del colonialismo, grazie all’azione del FRELIMO. Eletto presidente fu Samora Machel (1933-1986). Era il periodo della Guerra Fredda e anche nel continente africano vi erano forti divisioni e opposte visioni politiche del mondo.

Il Mozambico di Machel era vicino all’allora Unione Sovietica e più in generale rientrava nell’orbita di quelle nazioni africane legate alla sfera socialista. In questo contesto si inserirono le lotte di indipendenza portate avanti da altri Stati africani, come il Sudafrica. Partiti come l’African National Congress (ANC) trovarono appoggi proprio in Mozambico, dove vennero create basi da cui partire per contrastare l’apartheid.

Fu proprio per questo sostegno alle cause indipendentiste, che il governo di Samora Machel divenne bersaglio degli Stati Uniti che agivano in funzione anti-sovietica e anti-comunista.

Washington finanziò così, all’interno del Mozambico, una forza militare pro-Occidente, chiamata RENAMO. La costituzione di questa “Resistenza nazionale Mozambicana” fece sprofondare il paese in una lunga, sanguinosa guerra civile dove le contraddizioni interne si intrecciarono con gli oscuri giochi dell’epoca della Guerra Fredda.

L’Italia e la mediazione nelle trattative per la pace

Il presidente mozambicano e segretario del Frelimo Joaquim Chissano e Afonso Dhlakama, leader della Renamo – Accordi di Pace

16 anni di guerra civile. Oltre un milione di morti, in maggioranza civili. Una nazione quasi totalmente distrutta. Conseguenze devastanti per la popolazione del Mozambico.

Si dovette attendere il 4 ottobre 1992 per assistere a un’intesa tra le parti contrapposte. Quei memorabili Accordi di Roma furono resi possibili grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio (in sinergia con il governo italiano). Boutros Ghali, all’epoca Segretario delle Nazioni Unite, definì quello storico accordo tra il governo di Maputo e i guerriglieri della Renamo una pace con “formula italiana”.

Oltre alla presenza del vescovo mozambicano Jaime Gonçalves, i mediatori erano tutti italiani, ovvero: Mario Raffaelli (in rappresentanza del governo italiano), Andrea Riccardi (fondatore della Comunità di Sant’Egidio) e don Matteo Zuppi.

Matteo Zuppi (a destra) in occasione dell’Accordo per la pace e la riconciliazione in Mozambico

Ci vollero ben due anni e mezzo di trattative per ottenere l’atteso risultato: la pace in Mozambico. Il ruolo di don Matteo Zuppi fu così rilevante che, insieme a Riccardi, venne nominato cittadino onorario del Mozambico. Ricordiamo che la Comunità di Sant’Egidio già si impegnò nei primi anni ’80 del Novecento a offrire aiuti umanitari alla popolazione del Mozambico. Dopo gli accordi di Roma, Sant’Egidio ha portato avanti il programma DREAM per la cura dei malati di AIDS in tutto il Paese.

Lavorare con spirito francescano

Don Matteo Zuppi (nato a Roma l’11 ottobre 1955) nutre da tempo un legame con la Comunità di Sant’Egidio. Conobbe Andrea Riccardi nel 1973, quando frequentava a Roma il liceo Virgilio. Da allora, Zuppi ha collaborato attivamente con la Comunità lavorando sempre a favore dei più deboli, dei poveri.

Ha lavorato nelle scuole popolari per i bambini delle baraccopoli romane, prese parte a progetti concreti volti ad aiutare immigrati, anziani, disabili, malati terminali, carcerati, tossicodipendenti.

Dopo la laurea in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza, entrò in seminario e ottenne il baccellierato in Teologia.

In seguito, Zuppi divenne assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio e poi nominato parroco della basilica di Santa Maria di Trastevere, e poi ancora prefetto della III prefettura di Roma. Nel 2012 Benedetto XVI lo nominò vescovo ausiliare di Roma per il settore Centro e vescovo titolare di Villanova, per poi diventare tre anni dopo arcivescovo metropolita di Bologna su nomina di papa Francesco.

Ricordiamo inoltre che Matteo Zuppi, insieme a papa Francesco, fu una delle figure di spicco dell’incontro “Popoli fratelli, terra futura. Religione e culture in dialogo”, organizzato nel 2021 dalla Comunità di Sant’Egidio.

In quell’occasione pronunciò le seguenti parole, che, a fronte di ciò che accade in Ucraina e in altri teatri di guerra nel mondo, fanno riflettere:

La Costituzione italiana è un modello modernissimo di cultura del noi: le nazioni dovrebbero ispirarsi ai padri costituenti per ripudiare lo sfruttamento dell’ambiente e promuovere la pace e la giustizia”.

Silvia C. Turrin

Per approfondire la storia del Mozambico si veda l’articolo:
Mozambico, dalla guerra civile a una pace fragile

foto: Wikipedia.org; Comunità di Sant’Egidio