Dal 3 al 28 ottobre vescovi da tutto il mondo si riuniranno a Roma per discutere il tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Per preparare questo Sinodo c’è stato un grande sforzo da parte della Chiesa in tutte le sue realtà per interpellare i giovani stessi, ascoltarli, chiedere loro di trasmettere ai padri sinodali la loro esperienza di Chiesa, e i loro desideri e le loro provocazioni.

Una ricerca sulla religione dei giovani keniani

A questo scopo, in Kenya, l’Istituto di Studi Giovanili dell’Università Cattolica Tangaza ha organizzato un simposio per approfondire la realtà del mondo giovanile keniano. Gli atti del simposio, unitamente a varie relazioni e documenti presentati, sono stati trasmessi al papa, come un contributo africano alla preparazione del sinodo.

Una sorpresa del convegno è stata la difficoltà manifestata da una grande maggioranza dei giovani a rispondere alla domanda: “cosa costituisce per te una vita significativa?”

Per molti, lo scopo della vita è legato al lavoro e al successo personale. Pochi hanno risposto che la dimensione religiosa e spirituale della vita è determinante per loro. Appare evidente che nella gioventù keniana contemporanea il riferimento agli aspetti trascendenti della vita è piuttosto debole.

I social media sostituiscono la parola del prete o della suora

 

Il problema è reso più acuto dalla diffusione delle nuove tecnologie invasive della persona, della sua privacy, dei suoi ideali di vita: internet e social media imprigionano l’immaginazione dei giovani, ed esercitano un’enorme influenza sui loro processi mentali, ancorandoli all’immediato e lasciando poco spazio ai processi più riflessivi che la crescita della dimensione spirituale richiede.

La popolarità delle nuove tecnologie di comunicazione è indice della loro utilità, ma gli effetti negativi sono molto più sottili e poco esplorati. Da una prima analisi emerge che le connessioni e le relazioni virtuali occupano un posto di enorme importanza nella vita dei giovani, al punto da creare dipendenza.

I modelli cambiano rapidamente

Questa svalutazione della vita spirituale e religiosa da parte dei giovani keniani è un dato nuovo negli studi sociologici della gioventù africana. I giovani in Africa sono, in genere, meno influenzati dal secolarismo sperimentato in altri continenti. Ma la ricerca presentata in occasione del simposio dimostra che questa situazione sta cambiando in fretta, e molto dipenderà dal livello di esposizione a internet e ai social media.

È in questi ambiti, e non più nelle chiese o nei colloqui personali con preti e suore, che i giovani cercano le risposte sulle questioni di fede. I social media diffondono spesso modelli globali, tendenze diffuse, e invitano meno alla riflessione personale. Inoltre un’analisi dei contenuti religiosi dei social media giovanili rivelano un atteggiamento piuttosto scettiche sul cristianesimo, se non addirittura ostile.

Perché i giovani abbandonano la chiesa cattolica?

In risposta alla domanda sul perché i giovani abbandonano la Chiesa cattolica, sono emerse tre considerazioni principali: la Chiesa trasmette un messaggio poco attraente; la forza della pressione di gruppo dei coetanei; la mancanza di una conoscenza reale e significativa della propria fede.

Per contrastare questi tre elementi negativi, Alloys Nyakundi, laico keniano, ha proposto il modello delle Piccole comunità di giovani cristiani (Pcgc) come mezzo per aiutare i giovani a sentirsi più in relazione tra loro e con la comunità.

Una risposta: le Piccole comunità di giovani cristiani

Le Pcgc sono piccoli gruppi di studenti a vari livelli giovani, universitari e scuole superiori, ma anche provenienti dalle parrocchie. Esse si riuniscono settimanalmente per condividere il vangelo e le loro esperienze di vita, organizzare attività per assistere i più poveri e bisognosi della società.

Le Pcgc incoraggiano relazioni interpersonali più forti, aiutano a mettere al centro l’accoglienza della parola di Dio, la revisione di vita e la riflessione sulla realtà alla luce del vangelo. In questo contesto, i giovani sentono di essere più liberi di parlare di problemi che li preoccupano o confondono – sesso, relazioni ragazzo/ragazza, social media, gioco d’azzardo e lavoro -, sapendo che non saranno giudicati, ma illuminati dalla parola di Dio.

In questo modo, i giovani stessi diventano agenti di evangelizzazione, promuovono la lettura della Sacra Scrittura tra i loro compagni e aprono nuove vie pastorali per raggiungere altri giovani. Le Pgc sono anche uno strumento di accompagnamento di fede nel cammino di crescita dei giovani, da quando lasciano l’ambiente di famiglia per andare alle scuole superiori, e poi quando entrano nel mondo universitario.

In sintesi, la sete di spiritualità, l’influenza di internet e dei social media, e la poca credibilità della Chiesa, sono alcune delle istanze che giovani cattolici keniani sottopongono all’attenzione dei vescovi in occasione della loro assemblea sinodale.

Adattato dall’articolo: Kenya-Sinodo della gioventù. La Chiesa ascolti i giovani,
di Eleonor Gibson, pubblicato da Nigrizia, settembre 2018, pp. 62-65