La regione etiope del Tigray custodisce una serie di chiese suggestive, alcune delle quali sono molto difficili da raggiungere. Parliamo in particolare dei siti religiosi edificati secoli fa, nell’area dell’Amba Gheralta, ubicate in luoghi unici, avvolti da un’intensa spiritualità.

Queste chiese si trovano su imponenti falesie. La loro collocazione può essere spiegata in un duplice modo. Da un lato, il fatto di essere state costruite su alture difficili da raggiungere denota come anticamente i fedeli volessero proteggersi da eventuali incursioni. Dall’altro, la loro altitudine permette di avvicinarsi ancor di più ai cieli, quindi a Dio.

Dal punto di vista storico, la loro costruzione risalirebbe all’epoca che va dall’VIII al XV secolo. In questo arco di tempo, nell’area dell’Amba Gheralta vennero fondate chiese definite “monumenti rupestri”, la cui tipologia si può suddividere in tre gruppi: chiese monolitiche completamente intagliate nella roccia; semi-monolitiche e chiese ipogee, ovvero create all’interno di grotte naturali. Questa zona etiope nasconde oltre 150 chiese rupestri.

La chiesa di Abreha e Atsbeha

Chiamata anche Debra Negast – che significa “monastero dei re” –, la chiesa rupestre di Abreha e Atsbeha si trova a circa 17 km dal villaggio di Wukro, nella regione di Gueralta. Si può definire chiesa semi-monolitica, cioè scolpita nel cuore della falesia, ma con la parte anteriore sporgente. Il colore rossastro della roccia, costituita da arenaria, rende il sito ancor più suggestivo. Al suo interno racchiude splendide decorazioni, ancora ben conservate, nonostante siano databili al XII secolo.

Si tratta di un luogo suggestivo dal punto di vista sia architettonico, sia artistico e religioso, poiché gli affreschi ritraggono scene bibliche con disegni e colori intensi. Il nome della chiesa deriverebbe da quello dell’imperatore cristiano Abreha che, secondo le narrazioni locali, avrebbe regnato con suo fratello Atsbeha durante il IV secolo. Una storia che si mescola con quella di Ezana, primo monarca del regno di Aksum ad abbracciare il Cristianesimo, e del fratello Saizana (talvolta scritto con Sayzana).

La chiesa di Abuna Yemata Guh

Un’altra chiesa unica nel suo genere è Abuna Yemata Guh, situata nel Tembièn settentrionale, sul grande massiccio dell’Amba Gheralta. Questo luogo sacro è pregno di spiritualità, anche grazie alla sua straordinaria posizione. Si trova a 2580 metri d’altezza, incastonata e scavata in un pinnacolo di roccia a strapiombo. Per questo è difficilissimo raggiungerla. L’ascensione è complessa, irta di punti a tratti pericolosi. Ma chi riesce a compiere questa salita viene ripagato sia dallo splendido panorama che può ammirare da questo punto privilegiato, sia dagli interni della chiesa, dove vi sono magnifici affreschi ancora ben conservati. La chiesa è dedicata ad Abuna Yemata (scritto talvolta come Abba Yem’ata), uno dei nove Santi ai quali viene tradizionalmente attribuita la prima evangelizzazione dell’Etiopia.

Il cristianesimo etiope

Queste chiese e i monasteri presenti nell’Amba Gheralta sono legati al cristianesimo ortodosso etiope, molto vicino alla Chiesa copta egiziana, ma con caratteristiche proprie. Il cristianesimo sarebbe giunto in Etiopia verso il 330. Secondo le fonti storiche, ciò avvenne quando il re Ezana del Regno di Aksum abbracciò la nuova fede. In seguito, verso il 480, un gruppo di monaci, detti i Nove Santi, introdussero in Etiopia il monachesimo. Furono loro a contribuirono alla diffusione del cristianesimo, anche grazie alla traduzione dei testi religiosi nell’idioma utilizzato all’epoca, ovvero il geez: lingua semitica, ormai quasi estinta, diffusa in Etiopia sino al XIV secolo circa.

La scoperta della città di Beta Samati

Nel 2019, gli archeologi scoprirono le vestigia della città chiamata Beta Samati, rinvenuta a circa 50 km da Aksum, nella regione di Yéha. Secondo le datazioni il sito sarebbe stato occupato per un lungo periodo di tempo, tra il 750 a.C. e 650 d.C. Quindi la città esisteva già durante il periodo pre-aksumita. Questa scoperta ha svelato l’esistenza di una basilica in stile romanico, che potrebbe essere stata utilizzata come chiesa cristiana. Per questo gli archeologi che hanno preso parte agli scavi hanno sottolineato come la scoperta di questa antica basilica sia rilevante per capire la presenza cristiana nel nord-est di Aksum.

Una presenza che si rileverebbe antecedente rispetto alla data comunemente accettata, ovvero il 330, quando il re Ezana si convertì. Le ricerche e le analisi continuano, come sottolineato dall’archeologo che ha guidato gli scavi, Michael Harrower della Johns Hopkins University: “L’impero di Aksum era una delle civiltà antiche più influenti al mondo, ma rimane una delle meno conosciute”.

Purtroppo, la forte instabilità della regione del Tigray, influisce negativamente sulle ricerche. Basti dire che una delle chiese più antiche e più suggestive, Debra Damo, ha subito saccheggi agli inizi del 2021, a causa della guerra del Tigray (di cui abbiamo parlato nell’Articolo Il conflitto dimenticato: la repressione etiope nella regione del Tigray).

La chiesa di Debre Damo sorge a circa 90 km dalla capitale Aksum, in cima su un altipiano (chiamato in lingua locale “amba”). Essa fa parte di un monastero che si erge su un’altura circondata da pareti rocciose verticali. A questo sito religioso si può accedere soltanto con il sostegno di funi che permettono la salita. Solo con una forte fede è possibile ascendere.

Silvia C. Turrin

 

Foto: wikipedia.org