L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) e il Met Office del Regno Unito, in base all’andamento globale delle temperature, hanno lanciato un nuovo allarme: il pianeta Terra sta entrando progressivamente in una fase di caldo senza precedenti. Il timore è che entro il 2029 la temperatura media annua superi di 1,5 °C i livelli preindustriali.
A rischio sono gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Infatti, a partire dalla metà del ‘900, la temperatura media globale è già aumentata di circa 1,2 °C, a causa delle emissioni di gas serra derivanti dalle attività umane.
È importante ricordare un aspetto centrale nel momento in cui si affrontano queste tematiche: “Quando si parla di temperature, anche un decimo di grado conta molto“, ha dichiarato Peter Prengaman, responsabile dell’ufficio per il clima, all’Associated Press.
Le dinamiche geopolitiche internazionali stanno dando spazio a un’agenda politica affossata sul principio “dell’occhio per occhio”, tra guerre, risposte belliche, dazi, ritorsioni a vari livelli.
Come rammentava spesso papa Francesco, “la guerra è sempre una sconfitta”.
E guardando a ciò che sta accadendo alla nostra Casa Comune, possiamo dire che la guerra è una duplice sconfitta, sia sul piano umano, sia sul piano ecologico, poiché non solo distrugge la vita, ma anche l’ambiente in cui viviamo.
Investire in armi, piuttosto che nella protezione del pianeta nel suo complesso significa abdicare alla Vita.
Da questa prospettiva, è ancora profondamente attuale la Lettera Enciclica Laudato Si’ di papa Francesco sulla Cura della Casa Comune.
Come non ricordare questo passo:
“Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.
La questione della crisi climatica riguarda vari ecosistemi della Terra e il continente africano è tra le aree al mondo più minacciate.
È già da anni che si vedono gli effetti di una mutazione climatica.
Gli eventi meteorologici cosiddetti “estremi”, in molte zone dell’Africa stanno diventando in realtà sempre più frequenti: siccità prolungate, inondazioni distruttive, ondate di calore, insicurezza alimentare e conflitti per l’acqua.
Avevamo già evidenziato in precedenti Articoli come l’Africa stia subendo il peso maggiore degli effetti del cambiamento climatico, sebbene sia responsabile di meno del 4% delle emissioni globali di gas serra.
Per questo, ormai in vari settori (non deformati da ideologie di parte) si parla di ingiustizia climatica.
Ingiustizia perché il “global warming”, il riscaldamento globale e le sue conseguenze, colpiscono maggiormente i più poveri del pianeta. I danni e le perdite ricadono su chi non ha partecipato allo sfruttamento intensivo e alla distruzione del pianeta.
I migranti che fuggono dall’Africa sono mossi da motivazioni collegabili anche ai cambiamenti climatici. Non solo le guerre e le violazioni dei diritti e delle libertà spingono migliaia di persone a lasciare le loro terre, ma anche le conseguenze della crisi del clima, come l’insicurezza alimentare e le carestie dovute a siccità o alluvioni.
Occorre ricordare che ancora oltre il 50% della popolazione africana attiva dipende dall’agricoltura. Per questo l’intero continente è vulnerabile.
Quando i raccolti vengono devastati, quando il bestiame muore per la siccità, quando le case vengono distrutte da un alluvione, cosa rimane da fare se non andare alla ricerca di un luogo dove ricominciare a vivere e dove poter costruire qualcosa per assaporare il significato della felicità?
Compiendo un salto apparentemente pindarico possiamo citare la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America (datata 4 luglio 1776) in cui si legge che:
«tutti gli uomini sono creati uguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, tra questi diritti vi sono la Vita, la Libertà e il perseguimento della Felicità».
Ogni essere umano ricerca la Vita e la felicità.
Per questo le parole di papa Francesco prima citate “Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti” dovrebbero spronarci tutti a non cadere nell’oblio “dell’occhio per occhio” e guardare al mondo con una visione più ampia, lungimirante, non materialistica, più umana e più spirituale. Perché la Vita è sacra, ed è per questo che occorre proteggere la nostra Casa Comune.
Silvia C. Turrin
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