È  morta a 83 anni, per il Covid la dottoressa Abebech Gobena, la fondatrice di Agohelma, uno dei primi orfanotrofi nati in Etiopia.

La chiamavano “Eddaye”, che in amarico indica una “mamma molto speciale”. Per qualcuno era “la Madre Teresa d’Africa”.

Nacque nel 1938 in una famiglia copta ortodossa a Shebel, piccolo villaggio rurale nella provincia di Showa. Non ebbe il tempo di conoscere suo padre, ucciso dai soldati italiani che avevano invaso due anni prima l’Etiopia.

Allevata dai suoi nonni fino all’età di 9 anni, a 10 anni fu data sposata senza il suo consenso. Ma riuscì a scappare nella capitale, Addis Abeba. Lì ottenne la licenza elementare e media, con grandi sforzi e pagandosi gli studi lavorando in un’azienda che produceva caffè.

Quando aveva 35 anni fu protagonista di un episodio significativo, mentre effettuava il pellegrinaggio copto a Gishen Mariam: la zona era gravemente colpita dalla carestia e in centro di alimentazione vide un bambino accanto alla sua madre morta di fame.

Diede agli infermieri l’unica cosa che in quel momento poteva offrire ai bambini denutriti: una pagnotta di pane e cinque litri di acqua santa. Poi portò con sé il bambino insieme ad un altro orfano nella sua casa a Addis Abeba. Ad essi ne seguirono altri 19 nello stesso anno.

È così che nacque “Abebech Gobena Yehetsanat Kebekabena Limat Mahiber”, abbreviato in AGOHELMA, che tradotto significa “Associazione di Abebech Gobena per la cura e lo sviluppo dei bambini”.

Oggi l’Associazione fornisce vari servizi all’infanzia: oltre all’accoglienza degli orfani fa anche opera di istruzione, di nutrizione, di prevenzione dell’AIDS, promuove migliorie nell’ambiente, e l’empowerment delle donne.

Da quando è nata, Agohelma ha assistito più di 12.000 bambini bisognosi, mentre i beneficiari indiretti sono stati oltre 1,5 milioni, nelle diverse regioni del paese.

Nel giugno del 2021, la salute di Abebech è peggiorata a causa della contrazione dell’infezione da Covid-19. Ricoverata in ospedale a Addis Abeba, è morta per le complicanze il 4 luglio 2021.

Nella guerra che ancora si protrae nella provincia del Tigray, dove centinaia di migliaia di bambini rischiano di morire di fame, speriamo che il presidente etiope Abiy e i politici tigrini che gli si oppongono seguano l’esempio della dottoressa Eddaye: smettere di aumentare, con questa assurda guerra, il numero degli orfani in Etiopia.

a cura di p. Marco Prada