Dopo aver ricevuto il prestigioso premio Pritzker, il suo nome è diventato noto a livello internazionale. In realtà, Diébédo Francis Kéré è da tempo celebre nel mondo dell’architettura per il suo approccio innovativo, ecologico e sostenibile nel progettare costruzioni. E pensare che la sua fervida creatività – unita a un approccio rispettoso dell’ambiente e delle persone – è germogliata in un contesto scandito da difficoltà sociali, aggravate dalle calde temperature della sua terra d’origine.

Diébédo Francis Kéré

La piccola cittadina di Gando, nel Burkina Faso, è il luogo dove, nel 1965, Diébédo Francis Kéré venne alla luce. Essendo primogenito, suo padre – che era anche il capo-villaggio di Gando – decise di farlo studiare. Ma nella sua città natale, all’epoca, non c’erano scuole e così, a soli sette anni, lasciò la famiglia per frequentare la scuola a Tenkodogo. L’edificio – ricorda Diébédo Francis Kéré – era opprimente, costruito com’era in cemento e privo di alcun tipo di ventilazione. Anche la luce scarseggiava, malgrado il sole infuocato del Burkina. La sua classe contava un centinaio di studenti. In queste condizioni, si può benissimo immaginare come potessero concentrarsi e respirare in maniera sana i bambini. Fu allora che giurò a se stesso che avrebbe fatto qualcosa per migliorare le condizioni scolastiche nel suo paese.

Piccolissimo, non ancora maggiorenne, aveva già individuato la sua vocazione. Grazie all’impegno profuso nello studio e alla sua passione nelle costruzioni, Diébédo ha proseguito in modo brillante la sua educazione, sino a ottenere una prima borsa di studio, nel 1985, che lo portò oltre i confini del Burkina Faso e dell’Africa. Raggiunse la capitale tedesca e qui apprese i segreti della carpenteria, per poi specializzarsi in architettura, grazie a una seconda borsa di studio.

Durante questo percorso, però, Diébédo Francis Kéré ha sempre conservato nel cuore la sua missione, quella di contribuire a migliorare la vita di bambini e adulti della sua terra natale. Con questo stimolo iniziò a concepire il suo primo progetto. Con il contributo dei fondi raccolti attraverso l’Associazione chiamata “Dei mattoni per la scuola di Gando” riuscì a costruire nel suo villaggio d’origine un edificio scolastico sicuro, luminoso all’interno ed esteticamente bello all’esterno.

Spirito comunitaristico e materiali locali

La scuola primaria di Gando

Sono essenzialmente due i punti forti che contraddistinguono il lavoro di Diébédo Francis Kéré come architetto. Il primo, lo individuiamo nello spirito comunitaristico su cui si basano le sue scelte. In altre parole, sono i cittadini della stessa comunità dove viene realizzata la costruzione a partecipare alla sua implementazione, sia nella fase iniziale progettuale, sia in quella operativa.

Basti pensare alla scuola primaria realizzata a Gando. La scelta dei materiali e il progetto a livello complessivo sono stati il frutto di uno spirito collaborativo tra Diébédo Francis Kéré e i suoi vecchi concittadini. Il risultato? Un edificio a misura di bambino, creato con materiali presi in loco, e progettato secondo un approccio architettonico moderno ed ecologico.

L’estensione della scuola di Gando con alcuni piccoli alunni

Il secondo elemento che contraddistingue il lavoro di Diébédo Francis Kéré è, appunto, la scelta della materia base da cui partire per realizzare un edificio. Nel caso della scuola primaria a Gando, l’architetto Kéré ha utilizzato la terra locale, con la quale i cittadini hanno costruito i muri portanti. Muri costituiti da mattoni di argilla capaci di assorbire il calore, evitando che le aule interne si scaldino. Per questo innovativo progetto a Gando, Diébédo Francis Kéré ha ottenuto, nel 2004, il Premio Aga Khan d’architettura.

Grazie a numerosi riconoscimenti internazionali, l’architetto burkinabé poté ampliare la scuola primaria. In questo modo, 700 bambini hanno la possibilità di studiare senza soffrire il caldo e il freddo grazie a un efficiente sistema di ventilazione. Ma non si è fermato qui, perché ha realizzato anche gli appartamenti in loco per gli insegnanti (e i loro familiari) della scuola primaria. Anche in questo caso, gli edifici rispondono perfettamente alle esigenze di efficienza e di sostenibilità, rispettando al contempo la struttura tipica delle costruzioni del Burkina Faso. E questo è anche il caso del Memoriale da lui concepito dedicato a Thomas Sankara, creato nella capitale Ouagadougou.

Opera di Diébédo Francis Kéré a Mopti (Mali)

Ma i progetti realizzati da Diébédo Francis Kéré oltrepassano Gando e la “terra degli uomini integri” (è questo che significa il nome della nazione Burkina Faso). Troviamo edifici da lui concepiti in Mali, in Cina, nel Regno Unito, passando per gli Stati Uniti e, naturalmente, la Germania.

Osservando le varie costruzioni, seppur differenti tra loro per forma, dimensioni e uso, si rimane affascinati dalla capacità di unire bellezza estetica e un’armoniosa adattabilità con l’ambiente. Non solo gli edifici sono costruiti in modo eco-sostenibile, ma si integrano perfettamente nel paesaggio circostante.

Diébédo Francis Kéré alla Triennale di Milano

Anche l’Italia, seppur lentamente, sta scoprendo questo innovativo architetto burkinabé. Kéré è stato invitato a curare la 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano, alla quale parteciperà con il progetto Yesterday’s Tomorrow. Questo titolo evocativo illustra chiaramente il suo concetto di architettura contemporanea: fondata su basi, anche concettuali, solide mutuate dalle conoscenze del passato e realizzata partendo da una visione contemporanea in sintonia con le più urgenti questioni ecologiche, ambientali e sociali.

Kéré introduce nel mondo dell’architettura l’importanza di un approccio “partecipato”, che interconnette tra loro cioè diverse generazioni e diverse esperienze, il tutto mettendo al centro sia la teoria, sia la pratica.

Questo approccio partecipativo è palpabile proprio in Triennale. Diébédo Francis Kéré ha ideato la struttura d’ingresso, nonché, in zona caffetteria, ha realizzato un originale albero stilizzato che ricorda quelli tipici del Burkina. La scelta di creare una simile opera nasce dalla consapevolezza che molte persone in Africa occidentale si ritrovano per incontrarsi e parlare proprio sotto le fronde di un albero. L’intento è anche quello di rammentarci quanto sia sempre sentito – in ogni luogo del pianeta – il bisogno sociale di comunicare e di scambiarsi idee.

Concludiamo questo articolo dedicato a Diébédo Francis Kéré con queste sue illuminanti parole:

“Non è perché sei ricco che dovresti sprecare materiale.
Non è perché sei povero che non dovresti cercare di creare qualità”

 

Silvia C. Turrin

foto: wikipedia.org