Dall’inizio di quest’anno la condizione dei migranti subsahariani in Algeria si è considerevolmente deteriorata. Nella capitale, Alger, gli arresti di chi non ha un titolo di soggiorno diventano sempre più frequenti, nonostante i migranti cerchino di restare nascosti e di limitare i loro movimenti. Dopo l’arresto, a molti di loro tocca una sorte ben peggiore: la deportazione in Mali, il paese confinante al sud, da dove molti di loro sono venuti.

Solo in questo mese di marzo sono più un centinaio i migranti africani deportati in una zona del Mali in mano ai vari gruppi armati, dove sono stati intercettati, derubati e percossi. È la denuncia di un recente rapporto di Human Rights Watch.

 

L’Ong denuncia il comportamento del paese nord-africano, che non ottempera alle leggi internazionali sui profughi e richiedenti asilo: la loro identificazione, l’opportunità concessa loro di richiedere asilo, e la facoltà di opporsi alla deportazione appellandosi alle leggi algerine.

Una volta arrestati, i migranti arrivati da poco o già da tempo impiegati come clandestini in vari lavori, sono concentrati nella città di Ghardaia, al centro del paese. Qui sono perquisiti e privati di tutto il loro denaro. A nulla valgono le proteste e le richieste di un’assistenza dei rispettivi consolati.

Scaricati nel deserto

 

La polizia li carica poi su alcuni pullman, e li trasporta a Bordj Badji Mokhtar, l’ultima città prima del confine con il Mali, in pieno deserto. Qui sono consegnati ai gendarmi del posto, che sotto la minaccia delle armi, li spingono oltre confine, indicando loro la strada da percorrere.

Per i migranti è un’esperienza terrificante: sei ora di marcia a piedi nel deserto per arrivare a Khalil, la prima città del Mali; un giorno di viaggio su camion per giungere a Gao; varie perquisizioni durante il tragitto ad opera di gruppi armati che li derubano ulteriormente e li sottopongono a percosse.

Fino a un anno fa l’Algeria aveva deportato migliaia di migranti clandestini in Niger, ma ha dovuto interrompere questo ignobile traffico quando il ministro dell’interno nigerino Mohamed Bazoum è insorto, dichiarando irritato che il Niger non tollerava più questa situazione, perché “non è una discarica per i migranti di tutta l’Africa occidentale”.

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Aristide Pereira, coordinatore della Maison des Migrants, un organismo di assistenza ai migranti a Gao in Mali, ha dichiarato a Human Rights Watch che tra i deportati, in maggioranza maliani, ma anche ivoriani, guineani, senegalesi, c’erano anche dei minori, e che tutti presentavano sintomi di disidratazione acuta, oltre a lamentarsi di non avere mangiato per 3 giorni.

Le peripezie di Sokodu

Uno di loro è Sokodu Seydou, 28 anni, maliano: ha raccontato a Pereira di aver iniziato a lavorare come saldatore a Ghardaia nel maggio 2017 senza permesso di soggiorno. La polizia in borghese è venuta al suo posto di lavoro il 1 ° marzo, chiedendo di vedere i suoi documenti. Dopo aver mostrato loro il passaporto, è stato portato con due colleghi in una stazione di polizia di Ghardaia; non ha neppure potuto recuperare i soldi dalla sua stanza, né contattare i funzionari consolari.

 

Insieme ad altre decine di detenuti, è stato portato in pullman a Adrar. Lì c’è stato il passaggio tra polizia e gendarmi. Questi li hanno rinchiusi in un magazzino per una notte, e poi portati per camion vicino al confine del Mali. E infine intimati di camminare verso il confine.

Raggiunta Khalil, un centinaio di loro hanno pagato un camionista locale per trasportarli a Gao. Più volte sulla strada per Gao sono stati fermati da gruppi di 5-10 uomini armati fucili, senza alcun distintivo. Ad un check-point, è stato loro chiesto di pagare ciascuno 15.000 franchi CFA (25 euro). Sokodu Seydou ha tentato di spiegare che non aveva più denaro. Ma gli uomini del check-point lo hanno picchiato; ad altri hanno preso il cellulare. Sono arrivati a Gao prostrati il 7 marzo, dopo due giorni di un viaggio estenuante.

Governo sotto accusa

Il governo algerino è legittimato ad effettuare controlli sui migranti clandestini, e a decretare la loro espulsione, ma Human Rights Wach ricorda che deve anche rispettare le convenzioni internazionali che proteggono i diritti dei migranti. In particolare deve esaminare uno per uno i casi di espulsione, e non operare delle espulsioni di massa. Deve inoltre permettere ai migranti di contattare le loro autorità consolari, e di presentare ricorso al giudice contro l’espulsione. Inoltre chi proviene da un paese in cui vengono negate le libertà civili ed è in atto la persecuzione politica, ha diritto di richiedere asilo. E il governo algerino deve vegliare sulla sicurezza dei richiedenti asilo, e non invece mettere in pericolo la loro vita.