Quando nel 2015 fu celebrata la Via Crucis cittadina a Niamey in Niger, la nostra comunità cristiana ha commemorato la distruzione delle chiese, avvenuta il 16-17 gennaio di quell’anno.

Quest’anno 2019 la nostra memoria va ad alcuni nostri fratelli assenti che, nel grido del loro silenzio, danno alla croce del Venerdì Santo la forma dei loro volti. Il volto sfigurato di Cristo si trasfigura nei volti dei sacerdoti rapiti, ma anche in quelli di altre decine di cittadini portati via con la forza.

Nessuno ha il monopolio della sofferenza o della persecuzione. Solo Gesù, il Figlio dell’Uomo, nel mistero dell’abbandono al Padre, ha toccato l’abisso della solitudine che noi, per momenti, possiamo sperimentare. Questo privilegio, quello dell’abbandono nelle mani di Dio, è stato offerto a p. Joel da un mese e a p. Pier Luigi da sette mesi.

Con tali testimoni di fede la Via Crucis dovrebbe diventare per noi ciò che è realmente: un cammino dietro la croce e soprattutto un cammino con la croce. È il segno della violenza suprema, sfrontata e inumana, che continua a colpire il nostro Sahel in modo particolare. Allo stesso tempo è il segno più eloquente della fedeltà di Dio all’avventura umana che ha voluto condividere con noi. È alla testimonianza di questa fedeltà che la Via Crucis di quest’anno ci invita e ci sfida.

P. Mauro Armanino