Nata nel 1937 a Pietermaritzburg (Kwazulu-Natal, Sudafrica), figlia illegittima di una bianca benestante e di un nero, viene affidata a un orfanatrofio e in seguito a una famiglia adottiva di meticci. Dopo aver conseguito un diploma di insegnante, lavora nella scuola e scrive diversi racconti per la rivista letteraria sudafricana Drum.

In seguito al massacro di Shaperville del 1960 e alla repressione razzista sempre più soffocante, decide di lasciare il paese. Nel 1964 dopo il divorzio,  si trasferisce con il figlio in Botswana come rifugiata. Qui si mantiene come scrittrice e ottiene la cittadinanza solo nel 1979. Vi muore a 49 anni nel 1986.

La sua scrittura riflette costantemente  sulla questiona femminile africana e sulle radici culturali e politiche.

In italiano sono stati tradotti il suo romanzo più importante, Una questione di potere (Edizioni Lavoro, 1994) e la raccolta di racconti La donna dei tesori (Edizioni Lavoro, 1987).

Il racconto che vi proponiamo qui sotto, La vecchia, è stato pubblicato sulla rivista Classic nel 1967.

“La vecchia”

Racconto di Bessie Head

Era talmente fragile che tutto il corpo oscillava in continuazione, come una piantina di mais al vento. Le braccia erano piatte come tavole. Il corpo era flaccido e le mani, che stringevano forte il bastone, erano nodose e deformi.

Sotto il vestito lungo, si vedevano i brandelli di varie sottane. Spuntavano solo le estremità di due gambette tutt’ossa. Indossava un paio di scarpe di tela. Le dita sporgevano tutte e i piedi navigavano nelle scarpe. Si era messa le scarpe al contrario, cosa che faceva sorridere.

Eppure sembrava così forte; fu quasi uno choc vederla piegarsi in due, tentare di vomitare, tossire, per poi crollare a terra con un gemito soffocato.

“Che cosa c’è, Mum? Cos’è che non va?” le domandai.

“Acqua, acqua” disse con un filo di voce.

“Aspetta un attimo. Vado a chiedere in questa capanna se hanno dell’acqua”.

“Che cosa c’è?” domandarono.

“La vecchia è malata” risposi.

“No” rispose lei bruscamente “non sono malata. Ho fame”.

La gente rise imbarazzata per il modo palese in cui lei manifestava il proprio bisogno. Se ne andarono; le vecchie non si vergognano più di niente. Sono come bambini. Si abbandonano alla debolezza e si mettono a piangere quando hanno fame.

“Non importa” dissi. “La fame è una cosa terribile. La mia capanna non è lontana. Ti accompagnerà questo ragazzino. Aspettami finché ritorno, poi ti preparerò da mangiare”.

Era pomeriggio inoltrato. Mi ero già dimenticata da un pezzo della vecchia, quando una strana ragazza, una che non conoscevo, entrò nel cortile con un secchio d’acqua in testa. Lo posò davanti alla porta e lo accovacciò in terra.

“Buon giorno. Come stai?” dissi.

Rispose al saluto, senza alterare l’espressione del volto ed evitando accuratamente il mio sguardo. È impossibile dire: “Che cosa vuoi? Chi cerchi?”.

È impossibile dirlo a un volto che ti evita e a un corpo che se ne sta accucciato, zitto e paziente.

Guardai il cielo, confusa. Guardai gli alberi. Guardai per terra, ma la giovane non disse niente. Non sapevo niente di lei. C’è molta gente che non conosco, ma che mi conosce benissimo, ed è sempre così, sempre lo stesso silenzio.

Una vicina curiosa guardava da dietro la siepe.

“Che cosa c’è?” domandò

Tornai a guardare il cielo, alzando le spalle smarrita.

“Chiedi alla ragazza che cosa vuole, chi cerca”

La ragazza si voltò verso la vicina, evitando sempre lo sguardo, e disse calma:

“No, dille che ha aiutato una nostra parente quando è crollata stamattina. Ne abbiamo parlato e, poiché non abbiamo niente da offrire in cambio, una parente ha detto che passa di qua tutti i giorni quando va alla fontana. Così abbiamo deciso di offrire un secchio d’acqua. È tutto quello che abbiamo”.

E ditelo anche a loro, che la solidarietà umana è naturale, sensata, normale. Ditelo a loro, a quelli che giudicano il mio paese, l’Africa, in base ai guadagni e all’avidità, dite loro che gli dèi in Africa camminano scalzi, senza ermellino né ornati d’oro.

(tratto da Racconti dell’Africa nera, a cura di Cristiana Pugliese, Oscar Mondadori, 1993,  pp. 249-257)

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A cura di Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero

Foto: dal sito di Modern Diplomacy