sud-sudan-2

Dopo la preghiera per il Sud Sudan, promossa da papa Francesco il 23 novembre scorso in San Pietro, un altro evento ci è proposto per mantenere viva l’attenzione sul travagliato paese dell’Africa centrale: una tavola rotonda che si terrà il 18 gennaio 2018 alla Pontificia Università Urbaniana di Roma.

Organizzata da Solidarity with South Sudan, un’associazione che raggruppa varie congregazioni religiose e missionarie, è presentata così da Suor Yudith Pereira Rico: “Mostreremo delle testimonianze di esempi di pace. Vi parteciperanno alcuni degli operatori pastorali impegnati in progetti di pace nel paese. La domanda alla quale vogliamo rispondere è: come possiamo fare la pace? Speriamo di riuscire ad avere delle risposte concrete”.

Raggiunta l’indipendenza solo 6 anni fa, il 9 luglio 2011, il Sud Sudan non ha avuto finora una storia facile. Spentosi il conflitto ventennale con il Nord Sudan, se ne è acceso un altro più complesso e contorto. Un guerra civile, che oppone le due principali etnie, i dinka e i nuer. Una guerra scoppiata senza vere ragioni politiche o economiche, che non fa che produrre fame, carestie, distruzione.

Il Sud Sudan è grande due volte l’Italia, per una popolazione stimata in 12 milioni di abitanti. Traversato dal Nilo Bianco, il suo suolo è molto fertile, e il clima umido equatoriale favorisce l’agricoltura. Inoltre nelle regioni settentrionali, al confine con il nord Sudan, ci sono giacimenti di petrolio, sfruttati dai cinesi. Ma la lunga guerra di indipendenza, e ora il conflitto civile, hanno impedito ogni iniziativa di sviluppo. Il paese oggi vive nella povertà estrema, e metà della popolazione soffre di denutrizione.

GI_IN21p016p017La chiesa cattolica ha fatto e continuare a fare molto per l’istruzione. Quasi tutta la classe dirigente si è formata interamente nelle scuole cattoliche, da quelle primarie fino alle Università. Ma oggi la maggior parte dei medici, ingegneri, insegnanti, giuristi ed economisti sono disoccupati. Gli ospedali sono al collasso, e gli alunni abbandonano le scuole perché lo stato non paga gli stipendi agli insegnanti. Per avere una qualche prospettiva per il futuro, chi ha un diploma cerca l’avventura sulle piste del Sahara che portano ai porti della Libia, sperando di raggiungere l’Europa.

sud-sudan-3La chiesa cattolica lavora instancabilmente per riconciliare le fazioni in lotta. Si propone come istanza di mediazione super partes, accoglie nelle sue strutture la maggior parte degli sfollati, tiene aperti e funzionanti gli unici ospedali in cui la popolazione trova assistenza sanitaria.

Il 13 agosto scorso, intervistato da Radio Vaticana, il vescovo della diocesi di Tombura-Yambio, Mons. Edward Hiiboro Kussala, ha affermato:

“La nostra azione come Chiesa è continuare a dialogare con i gruppi ribelli, infatti anche in Sud Sudan ormai non esiste più un solo gruppo di ribelli, sono tanti. Allora, visto che sono tanti cerchiamo di arrivare a ciascuno di loro per parlare dell’importanza della pace…

Qualche mese fa, sono andato nella foresta a parlare con i giovani che hanno preso le armi: erano più di 15 mila persone e siamo riusciti a riportare questi giovani dalla foresta nella città, dove hanno avuto un dialogo con il governo… Continuiamo anche a far fronte alle necessità della gente, perché da quando c’è la guerra il governo non garantisce più i servizi per la gente. La Chiesa ancora continua a dare da mangiare, apre le scuole, aiuta i giovani che escono dalla foresta … Quando ci sono problemi di sicurezza e di protezione, la gente si rifugia nelle chiese.”

sud-sudan-4


Iniziative della chiesa sud-sudanese per la pace, la riconciliazione e lo sviluppo:

Solidarity with South Sudan: http://www.solidarityssudan.org/

Good Shepherd Peace Centre: https://www.youtube.com/watch?v=WMbqWK2A8pA