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Domenica 14 gennaio 2018, Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, la diocesi di Milano darà inizio a un Sinodo speciale, dedicato esclusivamente al tema dei migranti.

La dizione canonica esatta è: sinodo minore, che nella pratica della chiesa è previsto quando si vuole trattare un aspetto specifico della vita diocesana, e non tutta la pastorale della diocesi.

E il titolo che l’arcivescovo Mario Delpini gli ha affidato è: “Chiesa dalle genti, responsabilità e prospettive”.

Mons. Delpini ha costituito una Commissione di coordinamento presieduta da mons. Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale, affiancato da don Alberto Vitali, responsabile dell’Ufficio per la pastorale dei migranti.

Della Commissione, che potrà avvalersi anche dell’apporto di consulenti invitati ad hoc, fanno parte altri 18 membri, fra i quali 10 laici e ben 9 donne. Spicca, in particolare, il coinvolgimento di diverse comunità cattoliche etniche, dell’Università Cattolica e della Caritas.

Una diocesi dai confini immensi, e popolata da più di 5 milioni di abitanti, come è Milano, non poteva rimanere insensibile al dibattito sulle migrazioni. Grande e ricca città post-industriale, è ai vertici delle statistiche per numero e percentuale di persone provenienti da tutti i continenti, che l’hanno scelto come nuova patria.

Le sue parrocchie sono già impegnate in esperienze di accoglienza e integrazione. La Caritas diocesana e l’Ufficio per la pastorale dei migranti sono in prima linea su tutti i fronti: emergenza profughi, case di accoglienza, scuole di italiano, mense, cappellanie nazionali, cooperazione con alcune diocesi di provenienza.

Da questo sinodo la diocesi si aspetta un cammino approfondito di studio, confronto, riflessione, affinché l’azione pastorale possa mettersi al passo con l’evoluzione recente del fenomeno migratorio, e la chiesa sia uno stimolo per tutta la città a fidarsi della multiculturalità.

Per quanto riguarda gli immigrati cattolici, il sinodo dovrà fare proposte per evitare due rischi: da una parte l’isolamento nel proprio gruppo etnico, nella propria cappellania nazionale, dove si fanno rivivere pratiche liturgiche e pastorali del proprio paese, slegate dal contesto; dall’altra parte una “diluizione” anonima dei cristiani immigrati nella parrocchia di residenza, senza che venga offerta loro la possibilità di dare il proprio apporto originale alla comunità, infondendo uno spirito nuovo e universale alla pastorale ordinaria.

La prima fase del sinodo avverrà nei consigli parrocchiali e nei decanati (i vicariati, urbani e foranei): preti e laici rifletteranno, discuteranno e daranno le loro risposte a un questionario di base preparato dalla commissione.

Dopo Pasqua la commissione raccoglierà i contributi di questa fase di consultazione, e li pubblicherà in uno “strumento di lavoro”, sul quale i Consigli Pastorali e i decanati dovranno riunirsi di nuovo per presentare questa volta delle proposte operative concrete. Anche il Consiglio Presbiterale sarà chiamato a riflettere e a vagliare le proposte.

Il sinodo lavorerà 8 mesi, e si concluderà il 3 novembre, vigilia della festa del co-patrono della diocesi, San Carlo Borromeo, al suo tempo un grande organizzatore di sinodi. L’arcivescovo presenterà la sintesi dei lavori ai suoi diocesani, e ratificherà le proposte pastorali che riterrà più idonee.

Il sito della diocesi di Milano specialmente dedicato al Sinodo: http://www.chiesadimilano.it/sinodo