Tra poco entreremo nel mese di ottobre, il mese missionario. P. Lorenzo dalla sua missione di Foya, in Liberia, ci manda una sua riflessione su ciò che significa per lui essere missionario.

In questi giorni nelle nostre comunità si sente aria di elezioni. In dicembre ci saranno le consultazioni elettorali per il senato e, come spesso capita, questo è il tempo delle grandi promesse, e in molti casi si rivela il tempo delle grandi menzogne.

Attualmente la strada che conduce a Foya, sede della nostra parrocchia è costantemente interrotta da camion incastrati nel fango, anche per giorni. Le restrizioni dovute alla pandemia di Covid 19 hanno effetti sulla precaria economia locale.

In particolare la chiusura formale delle frontiere terrestri con la Guinea e la Sierra Leone rendono difficili le transizioni commerciali da cui dipende in gran parte l’economia del nostro distretto. Due giorni fa comunque  abbiamo gustato il primo riso del raccolto di quest’anno, che andrà avanti fino a gennaio.

È sempre un segno di speranza e di rinascita, ricordando le parole del salmo: “nell’andare se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni”.

La gente di qui sa cosa vuol dire guadagnarsi il pane (o il riso) con il sudore della fronte. La mancanza di rete stradale, la corruzione endemica e la scarsità di investitori, non permettono per ora a questa regione di svilupparsi economicamente e la Liberia rimane uno dei paesi con indice di sviluppo umano più basso al mondo.

La nostra  sfida, che è la stessa  del Vangelo, è quella di accompagnare processi di fraternità, la sfida di vivere la nostra fede in comunità e come comunità, di lasciare trasformare le nostre relazioni dalla potenza della resurrezione di Cristo, o, come dice Evangelii gaudium, la necessità di considerare gli aspetti sociali del dogma.

La nostra piccola presenza, con p. Walter Maccalli (fratello di p. Pierluigi, rapito in Niger due anni fa) nella parrocchia di Foya, è importante per accompagnare nella fede  tutta la contea Lofa. Le comunità stanno aumentando, così come l’interesse della gente.

Pochi giorni fa siamo stati  in un villaggio raggiungibile solo dopo due ore di pista e due di marcia. Pare ancora di scrivere una nuova pagina degli atti degli apostoli, con lo stupore della fede trasmessa e ricevuta con gioia.

Con il desiderio di Dio, e a riprova delle genuinità delle disposizioni, i cristiani hanno deciso di costruire una scuola per i loro bambini. Nell’arco di una ventina di kilometri non ci sono scuole e sullo stesso territorio almeno 500 bambini in età scolare.

Sentiamo, con semplicità e verità, la compassione del Signore davanti alla messe, che abbonda, con operai poco numerosi. Siamo tutti discepoli missionari, ricorda papa Francesco. Questo tradotto in azioni pastorali e passione missionaria.

Qui a Foya, come ovunque, i poveri  e i semplici comprendono.

Pace e bene!

P. Lorenzo Snider

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