In varie zone dell’Africa si assiste a due opposte tendenze: una è orientata alla contemporaneità, nonché all’implementazione di programmi culturali ancorati al presente e alle nuove tecnologie, mentre l’altra spinge al recupero e alla valorizzazione di antiche tradizioni culturali.

Questa apparente dicotomia – presente in molti altri luoghi, anche al di là dei confini dell’Africa – si percepisce chiaramente a Ouidah, cittadina del Benin dove credenze e culti antichi convivono con slanci di modernità. Qui, passato e presente si fondono in un paesaggio sociale e culturale che vede intrecciarsi il retaggio della schiavitù con le pratiche legate al vudù, cui si aggiunge la forte presenza della comunità cristiana.

Le tradizioni vudù

In un quartiere di Ouidah si trovano a pochi metri di distanza l’una dall’altro la Basilica dell’Immacolata Concezione  e il Tempio dei Pitoni.

Quest’ultimo è un sito collegato al vudù, antica tradizione animista in cui divinità e spiriti naturali vengono venerati, accanto agli antenati. Il Tempio protegge decine e decine di pitoni reali (innocui per l’essere umano) ed è un luogo tra i più visitati dai turisti.

Un tempo potevano accedervi solo gli adepti al culto del vudù. Il pitone è simbolo della città di Ouidah, tanto che i riconoscimenti rilasciati in occasione del Festival internazionale del film che si svolge in questa città del Benin portano proprio il nome di “Python”.

Tra le divinità vudù più venerate a Ouidah vi sono Mami Wata, dea delle acque, e Legba, considerato un dio imprevedibile. Queste tradizioni animiste sono talmente importanti che il Benin ha introdotto la festa nazionale del vudù, che si celebra il 10 gennaio.

A Ouidah viene in particolare onorata Mami Wata con una cerimonia cui partecipano solo gli iniziati, che si svolge sulla spiaggia, in riva all’oceano, poiché questa divinità “vive nelle acque” di cui lei è patrona. Mami Wata è messaggera di salute, bellezza e fertilità, per questo è particolarmente amata.

La Basilica dell’Immacolata Concezione e la SMA

A pochi metri dal Tempio dei Pitoni, si erge la Basilica dell’Immacolata Concezione, il più importante luogo di culto di Ouidah per i fedeli cattolici. Venne costruita all’inizio del XX secolo su iniziativa del primo vicario apostolico del Dahomey (come si chiamava all’epoca l’attuale Benin),

La Basilica dell’Immacolata Concezione ha un significato speciale per la Società delle missioni Africane (SMA), poiché la sua edificazione avvenne su iniziativa di p. François Steinmetz (1868-1952) appartenente proprio alla SMA.

P. Steinmetz divenne prima vescovo (1906-1920), poi vicario apostolico (1921-1935) nell’allora Dahomey. Egli fu un pioniere della Chiesa Cattolica in Benin, insieme ad altri padri della SMA, ovvero p. Louis Edde (francese), p. Francisco Fernandez (spagnolo) e p. Francesco Borghero (Ronco Scrivia, 19 luglio 1830 – Ronco Scrivia, 16 ottobre 1892).

Missionari che seguirono il cammino iniziato da monsignor de Brésillac, ispiratore e tra i fondatori della Société des Missions Africaines, creata in Francia.

Era l’8 dicembre 1856, quando, nella città di Lione, monsignor de Brésillac e altri sei confratelli salirono al santuario “Notre Dame de Fourvière” (Monumento storico di Francia dal 2014), consegnando alla Madonna il loro progetto missionario e le loro invocazioni.

È così che furono piantati i primi semi per la nascita della SMA.

Silvia C. Turrin

foto: Wikipedia.org

Leggi due libri curati da p. Renzo Mandirola su p. Francesco Borghero: