Il Sahara è un grande oceano di sabbia. C’è chi lo vede come uno spazio privo di vita e c’è chi lo attraversa nella speranza di scappare da guerre e povertà. Guardandolo da un punto di vista storico, il Sahara rappresenta una vasta area in cui, nel corso dei secoli, si sono verificati intensi scambi commerciali e culturali. Questi scambi continuano ancora, ma sotto altre forme e con mezzi decisamente più comodi e moderni. In questo articolo desideriamo parlare della storia del Sahara, rintracciando quella rete di itinerari che trasformarono questo deserto in un luogo di scambi.

Una fitta rete di commerci

I primi e più attivi commercianti lungo le rotte sahariane sono stati gli Arabi e i Berberi. Questi popoli, che conoscevano bene sia i pericoli, sia i punti forti del deserto, capirono l’importanza di alcune vie adatte per scambiare determinati beni. A sud del Sahara vi erano risorse preziose, come l’oro, molto richiesto a nord, e viceversa, i manufatti e il sale tipici delle regioni settentrionali erano ricercati nelle zone sub-sahariane. Tutto ciò creò un intenso commercio a lunga percorrenza, prima che si sviluppasse successivamente il traffico marittimo. Gli spostamenti lungo le rotte sahariane furono resi possibili grazie all’introduzione da parte degli Arabi dei cammelli. Questi animali – che riescono a resistere senza bere fino a dieci giorni – erano talmente importanti da essere chiamati “nave del deserto”.

 

I rischi nell’attraversare il deserto erano elevati, considerati i numerosi pericoli che i carovanieri dovevano affrontare – dalle tempeste di sabbia, agli attacchi da parte dei predoni del deserto, dalle malattie alla disidratazione –, ma il sogno di ingenti profitti spingeva molti uomini a compiere questi itinerari. I guadagni erano infatti enormi. I beni acquistati nelle zone sub-sahariane, una volta che raggiungevano la costa del nord Africa, potevano essere rivenduti a un prezzo molto più alto rispetto a quello con cui erano stati inizialmente acquistati.

Tre principali itinerari

Vi erano numerose rotte lungo il Sahara. Qui ne segnaliamo tre fra quelle principali. Una andava dal Marocco meridionale al medio Niger, ed era usata per acquistare l’oro dell’Africa occidentale. Lo stesso oro poi finiva in Europa, arricchendo varie nazioni che poi sarebbero state fautrici di politiche colonialiste e avrebbero visto la nascita dell’economia capitalista. Lungo sempre questa rotta si scambiavano avorio, ebano, pelli di animali e anche schiavi. Nel senso opposto, il sale del nord, insieme a rame e a manufatti come stoffe e recipienti d’ottone, venivano commerciati verso sud. Un altro importante itinerario andava dalla Tunisia all’odierna Nigeria e la risorsa più preziosa erano gli schiavi. La terza rotta procedeva dalla Libia alla regione del lago Ciad, lungo la quale si commerciavano in particolare il sale, cavalli e rame.

L’esistenza di vie preromane

Su questo gli storici e gli archeologici non hanno ancora raggiunto dati tra loro congruenti, ma alcune incisioni rupestri dimostrerebbero l’esistenza di antichissime vie commerciali preromane. In queste incisioni sono raffigurati mezzi trainati da cavalli e da buoi. Questi importanti reperti – non ancora ben studiati, né capiti – si trovano lungo itinerari che vanno dal Maghreb al Niger.

I commerci si sono intensificati sotto l’occupazione Romana del Nord Africa e poi ancora durante il Medioevo. Per acquistare preziose ricchezze come l’oro e l’avorio provenienti dall’Africa occidentale (tra gli attuali Ghana e Costa d’Avorio), occorreva obbligatoriamente attraversare il Sahara. Soltanto verso la fine del XV secolo ebbe inizio il commercio marittimo nell’oceano Atlantico.

I Berberi e il ricordo di un Sahara verdeggiante

Ma il Sahara non è sempre stato un deserto aspro e pericoloso da attraversare. Lo sanno bene le popolazioni berbere, i cui antenati vissero in uno spazio ben diverso rispetto a quello conosciuto negli ultimi secoli. Gli antichi Berberi percorrevano ambienti umidi e verdi, dove vi erano laghi e dove si poteva coltivare. Il riscaldamento di questa zona iniziò circa 20mila anni fa, portando progressivamente alla conseguente desertificazione del territorio. La scoperta di un Sahara verde è stata possibile grazie a varie ricerche che hanno rivelato sorprendentemente una ricca presenza di fiumi e bacini d’acqua (si veda la mappa qui in alto, che mostra chiaramente l’estendersi del Sahara nell’epoca moderna rispetto al periodo chiamato Olocene, tra 12 mila e 5 mila anni fa). Secondo i dati emersi, il lago Ciad – ormai quasi scomparso – millenni fa si estendeva in uno spazio ampio più di 1000 km.

Gli effetti del commercio transahariano

Nonostante il processo di desertificazione, gli itinerari commerciali tra il nord e l’area sub-sahariana innescarono nel medio-lungo periodo una serie di cambiamenti sociali, culturali, economici e persino religiosi. Le vie commerciali stimolarono lo sviluppo urbano, portando alla creazione delle città. Inoltre, permisero una maggiore circolazione di idee e l’introduzione della scrittura là dove era sempre esistita una tradizione orale. Oltre a ciò, la forte presenza araba portò a un’espansione della fede islamica, rafforzatasi sempre più in varie aree non solo sahariane.

Si comprende come cambiamenti in un determinato ambito creino trasformazioni in altri, confermando, anche a livello storico, come tutto sia interrelato.

 

Silvia C. Turrin

 

Foto: wikipedia; journals.plos.org; sci-news.com; thoughtco.com