Nato in Costa d’Avorio, ma cresciuto in Mali, per le sue prese di posizione politiche soffre il carcere e l’esilio. I suoi romanzi sono una denuncia, fatta con ironia, delle derive dei regimi politici africani contemporanei

Ahmadou Kourouma (Boundiali, 24 novembre 1927- Lione, 11 dicembre 2003), figlio maggiore di una famiglia di etnia Malinké, nasce in Costa d’Avorio nel 1927 e viene cresciuto da uno zio.

Incomincia i suoi studi nel Mali, nella capitale Bamako, e dal 1950 al 1954 – quando il suo Paese è sotto la dominazione coloniale francese –  partecipa alla campagna militare in Indocina. Poi, tornato in Europa, soggiorna a Lione per studiare matematica e proprio in questa località francese incontrerà una giovane lionese, che diventerà sua moglie.

Ritorna in Costa d’Avorio nel 1960, alla vigilia dell’indipendenza e si mostra da subito critico nei confronti del governo di Félix Houphouët-Boigny. Per questo viene arrestato.

Costretto a lasciare il paese nel 1963, accusato falsamente di aver partecipato ad una cospirazione, trascorre molti anni in esilio: in Algeria, in Camerum e infine in Togo, prima di tornare in Costa d’Avorio, a metà degli anni ‘90.

Allo scoppio della guerra civile in Costa d’Avorio, nel 2002, Kourouma è critico nei confronto delle ostilità e dell’ondata di nazionalismo, definendole “una assurdità che porta al caos”. In quel momento, il presidente Laurent Gbagbo, lo accusa di appoggiare i gruppi ribelli del nord del paese.

Kourouma non è stato uno scrittore politico, però è considerato uno dei più significativi autori africani contemporanei.

Dopo aver conquistato, da decenni, il mercato francofono, dopo essere stato acclamato dai critici e aver ottenuto vari riconoscimenti come il Prix Renaudot, nel 2002, le sue opere si stanno diffondendo anche sul mercato di lingua inglese.

Spietato contro il tradimento delle legittime aspirazioni africane all’alba dell’indipendenza, Kourouma si dette sperimentalmente alla narrativa e scrisse il suo primo romanzo, I soli dell’Indipendenza (Jaca Book, 1996, riproposto nel 2005 da E/O ), opera dapprima rifiutata dalle case editrici francesi e che solamente dopo una sua vittoria ad un concorso letterario organizzato dall’università di Montreal, ottenne la sua giusta distribuzione.

I libri di Kourouma offono un ampio ritratto dell’Africa occidentale del XX secolo. Si occupano dei regimi che governano, nel bene e nel male, sulla regione e dei molteplici cambiamenti che hanno interessato quelle aree nel corso del secolo.

Kourouma usa la satira, in maniera appropiata e con forza. È acuto, a volte tagliente, puntuale nei suoi esempi e nella presentazione. A volte alcuni suoi scritti possono apparire semplici: non si attarda in finezze. Non mancano però dettagli e pennellate sottili.

Nei racconti di Kourouma, il lato selvaggio, misterioso, magico si intreccia con il realismo e la tecnica narrativa europea, si combina con le modalità espressive tradizionali africane, influenzate dalla letteratura orale.

Suoi i romanzi Allah non è mica obbligato (E/O, 2002), l’odissea feroce di Birhima, un bambino soldato, ambientato nello scenario delle guerre civili della Sierra Leone e Liberia, Monné, oltraggi e provocazioni (Epoché, 2005) e Aspettando il volto delle bestie selvagge (E/0, 2006), il viaggio iniziatico di Koyaga, dittatore africano della Repubblica del Golfo, una galleria di orrori e meraviglie dell’Africa contemporanea.

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A cura di Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero