Il 13 giugno si è celebrata la Giornata Internazionale di Sensibilizzazione sull’Albinismo.

Cosa è l’Albinismo? È un’anomalia congenita ed ereditaria, diffusa in tutto il mondo, che consiste nella depigmentazione della pelle, dei peli e dei capelli, dell’iride e della coroide. Per conseguenza, la colorazione della pelle è molto più chiara e bianca del normale. Gli albini hanno sono meno tolleranti alle radiazioni luminose, e per questo soffrono spesso di disturbi alla pelle e agli occhi.

L’albinismo è più diffuso tra le popolazioni che praticano l’endogamia, cioè il matrimonio all’interno della propria tribù o di un gruppo ristretto di persone.

Più drammatica è la situazione degli albini africani: le radiazioni solari che li colpiscono sono molto più forti, e contro di esse è spesso impossibile opporre una efficace e corretta protezione. Ciò comporta una frequenza altissima di tumori della pelle anche in giovanissima età.

L’albinismo però non è solo un fenomeno fisiologico. Esso ha delle ricadute sociali drammatiche. Essere albini infatti significa non solo essere fisicamente più deboli, ma essere anche più esposti all’analfabetismo, alla disoccupazione, alla povertà, a causa delle malattie visive che li colpiscono, e della difficoltà a porvi rimedio.

La Giornata Internazionale di Sensibilizzazione sull’Albinismo intende mettere al centro dell’attenzione la situazione vissuta dai milioni di persone affette da questa patologia, riaffermare i loro diritti e la loro dignità, lottare contro le discriminazioni che sono costretti a subire ogni giorno.

In alcuni paesi dell’Africa la situazione degli albini è peggiorata da credenze e superstizioni. In Camerun, ad esempio, gli albini sono considerati come depositari di poteri magici pericolosi per la collettività, e per questo fortemente perseguitati.

Più tragica la condizione degli albini in Malawi: si pensa che le loro ossa possiedano un potere soprannaturale che porta ricchezza e salute a chi li usa. Per questo ogni anno sono diverse decine gli albini che vengono rapiti e uccisi, per estrarne le ossa.

In Tanzania gli sciamani di certe tribù utilizzano ancora oggi le ossa degli albini per compiere determinati riti. C’è un losco commercio che si fa attorno a loro: le loro tombe vengono profanate per recuperare ossa e altri resti del corpo, venduti poi a caro prezzo a chi organizza culti segreti che promettono prosperità, potenza sessuale, potere politico. Anche in questo paese dell’Africa Orientale sono aumentati i rapimenti di albini, spesso ancora in età adolescenziale. Si presume che i rapiti vengano uccisi per recuperare quelle parti del corpo che sono ritenute avere poteri soprannaturali.

Nel febbraio di quest’anno a Dar Es Salam alcune Ong di difesa dei diritti umani hanno organizzato una sfilata di moda con modelle e modelli tutti albini, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità su questa questione. L’evento è stato ospitato dall’ambasciata turca in Tanzania.

In prima linea contro i pregiudizi e i crimini perpetrati contro gli albini troviamo Amnesty International. Due anni fa ha lanciato una campagna internazionale per porre fine al rapimento e all’uccisione degli albini in Malawi. E ha patrocinato anche la produzione di un film d’inchiesta, White Shadow, girato da Noaz Deshe, vincitore nel 2013 del Premio Opera Prima al Festival di Venezia.

a cura di p. Marco Prada