Dal 2007, in tutto il mondo il 25 aprile viene celebrata la Giornata della lotta contro la Malaria. È stata istituita dall’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità. Scopo della ricorrenza è sensibilizzare le popolazioni e le istituzioni sulla gravità della malaria, la diffusione della malattia nel mondo, gli sforzi fatti e da fare per prevenirla e debellarla.

Secondo dati forniti dall’OMS, nel 2016 sono state 216 milioni le persone che hanno contratto la malaria, provenienti da ben 91 paesi. Rispetto al 2015, 5 milioni di persone in più. Ma è quasi la metà della popolazione mondiale che vive in zone dove la malaria è endemica. Sempre nel 2016, le persone decedute sono 445.000.

Il parassita più pericoloso e mortale della malaria è chiamato il Plasmodium falciparum, ed è veicolato nell’uomo dalla zanzara anofele, nel cui organismo il Plasmodium evolve e si moltiplica.

Quest’anno la Giornata Mondiale contro la Malaria ha come obiettivo di attirare l’attenzione su un fenomeno preoccupante: l’apparizione di ceppi del parassita resistenti ad ogni tipo di farmaco.

Questi ceppi sono stati localizzati per la prima volta in Cambogia nel 2007, e da lì si sono diffusi nei paesi vicini: Vietnam, Thailandia, Laos e Birmania. I farmaci anti-malarici più efficaci oggi in commercio sono una combinazione di derivati moderni dell’artemisina (una molecola ricavata dalla pianta artemisia) con uno o più farmaci complementari più antichi, come lumefantrina, amodiachina, meflochina. Ma questi farmaci in combinazione sono inefficaci contro i nuovi ceppi di malaria resistente.

Gli esperti dell’OMS approfitteranno della Giornata Mondiale contro la Malaria per lanciare un appello ai responsabili della salute dei paesi asiatici più esposti, ma anche del continente africano, dove si verifica il maggior numero di decessi, affinché si studino insieme nuove strategie per arginare la diffusione dei parassiti resistenti.

Purtroppo, nonostante vari decenni di studi e sperimentazioni non è stato ancora possibile creare un vaccino contro la malaria: l’unico attualmente disponibile, chiamato RTSS, ha un’efficacia solo nel 30% dei casi.

L’Ong “Medici senza frontiere” (MSF) è molto attiva in Africa, e uno dei suoi campi di intervento è proprio la lotta contro la malaria, e soprattutto la sua prevenzione. Un medico di MSF che lavora in Mali, Tomas Jensen, è convinto che, al momento, il mezzo migliore per tenere sotto controllo la diffusione della malaria in Africa è quello di fornire ai malati farmaci della più alta qualità, e quindi più efficaci, e di lanciare una guerra senza quartiere contro chi vende e propaga farmaci contraffatti, provenienti da paesi come la Cina e la Nigeria, e totalmente inutili per la cura della malaria.

E rassicura il professor Ogobara Doumbo, che dirige il Centro di formazione e ricerca su la malaria, a Bamako: “Il sistema di monitoraggio che abbiamo istituito in dieci villaggi in Mali rivela che le combinazioni basate sui derivati ​​di artemisina sono ancora efficaci”.

Gli esperti insistono nel proporre e rafforzare la strategia che già da anni è seguita in Africa da istituzioni governative e Ong. Questa consiste anzitutto nel convincere la popolazione ad adottare ogni mezzo possibile per fare prevenzione, come eliminare i depositi di immondizie vicino alle abitazioni e l’acqua stagnante, oppure diffondere capillarmente l’uso della zanzariera impregnata di insetticida. La prevenzione diminuisce il numero di zanzare e il tasso della loro contaminazione con il parassita. L’altra misura, come si è già detto, è quella di curare i malati di malaria con i farmaci più efficaci oggi in commercio, che sono in grado di sopprimere totalmente dal loro organismo il parassita. In questo modo questi malati non diventano più un rischio di infezione per altre persone.

P. Marco Prada