Ungulani Ba Ka Khosa (pseudonimo di Francisco Esaú Cossa) è nato nel 1957 a Inhaminga in Mozambico, da madre sena e padre changana. Studia Storia all’Università di Maputo e, come insegnante, vive in diverse zone del paese.
A Maputo si lega all’ambiente dei giovani intellettuali critici nei confronti del regime, fondando la rivista letteraria Charrua dell’Associação dos Escritores Moçambicanos (AEMO).
Dal 1992 lavora per il Ministero dell’Istruzione mozambicano e in seguito per la Writer’s Association, iniziando la sua carriera di scrittore con la pubblicazione di diversi racconti. Le sue esperienze a Niassa e Cabo Delgado, dove si trovavano i campi di rieducazione mal organizzati, gli danno l’impulso a scrivere e denunciare questa realtà.
Khosa ha detto di essere stato influenzato da scrittori latinoamericani, da scrittori africani, come Ngũgĩ wa Thiong’o, Ousmane Sembène e Chinua Achebe, e da scrittori americani.
Con il romanzo corale Ualalapi (AIEP editore, collana Melting Pot, traduzione di Vincenzo Barca, 2004), vince il Grande Prémio da Ficção Narrativa. Ualalapi è stato considerato uno dei 100 migliori libri africani del ventesimo secolo:
“Nella saga di Ngungunhane, ultimo imperatore del regno di Gaza, l’autore fa rivivere un ampio frammento della storia mozambicana del XIX secolo attraverso la molteplicità delle voci (mozambicane e portoghesi) e delle figure di volta in volta protagoniste: i potenti e gli umili, i narratori dei villaggi e le donne del popolo, i guerrieri fedeli e le eroine ribelli. Il nome stesso che dà titolo al libro Ualalapi è quello di un guerriero che per obbedienza apre la via al potere del suo capo, uccidendone il fratello: un personaggio minore a cui il caso ha dato un ruolo che lo sovrasta”
Nel 2007 viene pubblicato, sempre nella traduzione di Vincenzo Barca, La gabbia vuota. L’oscura notte dei bambini soldato in Mozambico (Edizioni Lavoro, collana L’altra riva):
“La vita quotidiana di quattro ragazzi, poco più che bambini, in un campo mobile allestito nel cuore della foresta. Siamo in Mozambico, all’inizio di quella devastante guerra “civile” (1975-1990) che oppose tra loro i mozambicani subito dopo l’indipendenza dal Portogallo, raggiunta a sua volta dopo un lungo conflitto. Uno scontro fratricida il cui senso sfugge agli stessi protagonisti. Tanto più in quanto bambini, reclutati a forza, e costretti, attraverso riti di iniziazione brutali, a trasformarsi in predatori e assassini. In questo “Impero del Caos“, l’unico ricordo di un’infanzia mutilata è una gabbia di fil di ferro, inseparabile compagna di uno dei ragazzi, che gli uccellini si rifiutano di abitare, ma che si popola man mano di immagini, di personaggi, di memorie, fino a ricreare il legame con un passato dichiarato inesistente dalla violenza delle armi”.
Khosa è contro gli imperialismi, è un pacifista. Profetizza un futuro che non si avvererà.
A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero