Il desiderio di consacrare le sua vita a Dio e il carisma missionario del suo istituto: ecco cosa l’ha condotta dal Ghana in Italia, a fianco di poveri e immigrati

Suor Evelyn mi accoglie con il suo solito sorriso contagiante. Le chiedo se può raccontarci la storia della sua vocazione, e cosa ha portato un giovane suora ghanese nel centro storico di Genova. All’inizio si schernisce ridendo: “A chi può interessare?” Ma poi accetta di confidarsi: “Sono nata in una città del centro del Ghana, Sunyani-Tanoso. Sono cresciuta in una famiglia cristiana. A 14 anni, ho conosciuto una suora venuta a parlare a noi ragazze della parrocchia. È stato come un fulmine: nel mio cuore è nato il desiderio di diventare come lei. Il Signore mi chiamava per una vita dedicata interamente a Lui e agli altri. Non mi interessava più nient’altro nella vita”.

Così ha continuato la scuola secondaria, sempre con questo sogno nel cuore. Lo scoglio più grande si è presentato dopo la maturità. La mamma la spronava ad iscriversi all’Università, ma lei insisteva per iniziare il cammino religioso. “Mia mamma ha avuto solo due figli: me e un fratello minore, ed era disposta a fare qualsiasi sacrificio per permetterci di studiare.” È dovuto intervenire il suo parroco: le è costato, ma alla fine la mamma ha dato il suo assenso.

Suor Evelyn ha così raggiunto la comunità delle suore di Nostra Signora degli Apostoli. Per un anno è stata con loro, osservando la loro vita. Poi è iniziata la formazione: postulandato a Cape Coast, e poi all’estero: Burkina Faso, Niger e infine Nigeria. Nel 2009 la grande gioia di emettere i primi voti.

“Ma per quale strade il Signore ti ha condotto in Italia, e in questo quartiere della vecchia Genova?”, le chiedo. “Nella mia comunità ero insegnante alla scuola elementare e media, ma un giorno la superiora provinciale ha chiesto a tutte noi: chi se la sente di andare in missione in Europa, in Italia? Ecco un secondo fulmine che ha illuminato la mia vita. Ho sentito che il Signore mi chiedeva di vivere il mio carisma missionario fuori dall’Africa. E ho dato la mia disponibilità”.

“Cosa fai concretamente a Genova”, le chiedo. “Oltre al lavoro in parrocchia, catechesi, visita alle famiglie e liturgia, collaboro con la diocesi per la pastorale dei migranti, in particolare gli immigrati africani. Faccio anche volontariato alla mensa dei poveri di Sant’Egidio e alla docce della Caritas.”

Lei non ne vuole parlare, ma noi tutti siamo stupiti di una sua passione insolita per delle missionarie che lavorano per l’Africa: la lingua cinese. Con pazienza ogni sera impara una parola nuova, e pronuncia questa lingua con grande precisione, al punto che gli stessi cinesi si sorprendono e le dicono: parli il cinese meglio di noi!

(A cura di p. Marco Prada)