All’inizio del 1856, mentre è a Roma per far accettare il progetto di una missione in Africa, Mons. de Brésillac è invitato a fondare un istituto missionario. Il Cardinale Prefetto di Propaganda Fide gli scrive una lettera d’incoraggiamento per andare in Francia e “procurarsi uomini e mezzi per una società di missionari al servizio della Sacra Congregazione per i paesi più abbandonati dell’Africa e in particolare del Dahomey”.

Il nostro Fondatore si mette al lavoro, si organizza usando i mezzi e le conoscenze a sua disposizione. Fa stampare un opuscolo in cui presenta la nuova comunità: ne precisa lo scopo, l’identità, la missione. Prepara anche un sermone che tiene poi in tante occasioni e dove, tra l’altro, se la prende con i gioielli che adornano alcune signore: sarebbero il frutto del lavoro forzato di molti africani. Fa stampare un manifesto da affiggere nelle chiese prima del suo arrivo. Scrive ai vescovi per ottenere il permesso di predicare e di raccogliere offerte. Attende le loro risposte che, a volte, non arrivano in tempo. Egli si mette comunque in cammino. Quando arriva in una diocesi, incontra il vescovo e visita il seminario per parlare ai seminaristi. Incontra pure alcune comunità religiose, specialmente monastiche, chiedendo di pregare per la sua opera. Se c’è un santuario, lo visita pregando e facendo pregare per le sue intenzioni.

Mons. de Brésillac tiene pure un diario molto sintetico dei suoi viaggi da cui conosciamo varie vicende di quest’attività svolta per circa tre anni durante i quali visita quasi un centinaio di diocesi. Non tutto procede sempre secondo i suoi programmi. In Francia le questue e i questuanti sono numerosi. Molti vescovi lo accolgono bene, capiscono il suo progetto. Tuttavia, il fatto che egli, fino al 1858, non abbia ancora un preciso territorio di missione, li condiziona e suscita a volte qualche riserva. Alcuni vescovi acconsentono alla sua predica ma non alla questua.

Capitano episodi interessanti. C’è il parroco di Castellane che gli aveva risposto di desistere perché la gente era molto povera e la chiesa in cattive condizioni. De Brésillac, non avendo ricevuto a tempo la sua lettera, arriva in parrocchia e il sacerdote, pur temendo una brutta figura, permette la questua, rimanendo sbalordito e commosso dalla somma raccolta: “Non ho mai visto un parroco più soddisfatto per il buon risultato di una questua fatta nella sua parrocchia”.

P. Bruno Semplicio

A questa pagina del nostro sito puoi trovare:

  • una breve biografia di Mons. de Brésillac
  • la preghiera per la sua canonizzazione
  • gli articoli del nostro sito su di lui
  • il video “Dall’India alla Sierra Leone. Biografia di Mons. Brésillac”