Paulina Chiziane, nata nel 1955 a Manjacaze, nella provincia di Gaza, è una scrittrice mozambicana. Cresciuta nella periferia di Maputo, ha poi studiato all’Università Eduardo Mondlane. Ha iniziato la sua attività letteraria nel 1984, pubblicando racconti in lingua portoghese sulla stampa mozambicana.

Nel 1990 ha pubblicato Balada de amor ao vento, un racconto sulla poligamia nel sud del Mozambico durante il periodo coloniale, diventando la prima scrittrice mozambicana a pubblicare un romanzo. È stato tradotto in italiano dalle Edizioni dell’Urogallo.

Grazie ad opere come Ventos do apocalipse e Il settimo giuramento (tradotto in italiano da La Nuova Frontiera nel 2003), si è presto imposta come una della voci più intense e originali del panorama letterario in lingua portoghese e come una delle più significative esponenti della nuova letteratura africana.

Spesso ha affrontato temi sociali, la lotta, la lunga e violenta guerra di liberazione, i conflitti civili che seguirono,  l’ Indipendenza del Mozambico, raggiunta soltanto nel 1975. Durante la guerra civile ha collaborato con la Croce rossa internazionale nella regione della Zambesia, a nord del paese, ed è in Zambesia che è ambientato più di un suo romanzo.

Con Niketche. Una storia di poligamia (La Nuova Frontiera, 2006), ha vinto il prestigioso “Premio José Craveirinha”, assegnato dall’Associazione degli Scrittori Mozambicani al miglior romanzo dell’anno. La sua scrittura è stata definita femminista e politicizzata. Per lei scrivere è una missione, un modo per raccontare le difficoltà che le donne incontrano nella società tradizionale mozambicana,  le differenze profonde tra le diverse regioni, le relazioni tra uomini e donne, le differenze culturali.

Si auto definisce una storyteller piuttosto che una scrittrice, una raccontatrice di storie che recupera la ricca tradizione orale del suo paese. Nel 2010, La Nuova Frontiera ha tradotto L’allegro canto della pernice, il suo quinto ed ultimo romanzo. È un indimenticabile romanzo sull’amore, ma anche una spietata requisitoria sul razzismo che non può che scuotere le nostre rassicuranti certezze, puntando con coraggio il dito sulle responsabilità individuali di tutti: vittime e carnefici.

Tre generazioni di donne che devono scegliere tra libertà e dolore, tra fame e ipocrisia. Il canto della pernice è però la buona novella, il suono dei tamburi, l’abbraccio inaspettato. Basato su una storia vera, raccontata a Paulina Chiziane durante la guerra.

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Maria Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero

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