Cari amici, come sapete, la mia missione, fino a pochi mesi fa, è Makalondi, e si trova a 25 km da Bomoanga dove è stato rapito p. Pierluigi 8 mesi fa.

Le notizie che vi posso dare di Gigi sono quelle che conoscete: noi in Niger crediamo che sia p. Gigi è vivo, ma dove è in questo momento? Questo non lo sappiamo.

Pensiamo comunque che non sia in Niger, ma in un altro paese del Sahel.

In quali condizioni di vita? Non so immaginarle. Certamente non vive in un albergo a cinque stelle. Conoscendo Gigi per aver collaborato con lui in Italia e in Niger, posso pensare che con la sua serenità e la sua capacità di vedere le persone e gli avvenimenti con positività, sarà capace, sostenuto dalla nostra preghiera, di parlare con chi lo sorveglia, e manifesterà loro la sua volontà di dialogare e di capire perché sono arrivati a quel gesto che lo ha sottratto alla sua amata missione di Bomoanga.

Ogni giorno in diocesi di Niamey, alla fine della Messa, preghiamo per la sua liberazione, con una preghiera che il vescovo Laurent ha composto dal settembre scorso. Ve la traduco dal francese: “Dio nostro Padre, tu ci chiami alla libertà, il tuo Figlio Gesù si è sottomesso alla sofferenza per togliere il peccato del mondo, accorda al tuo servitore Pierluigi detenuto in prigione, la libertà che tu hai voluto dare a tutti i tuoi figli. Dona al nostro tempo la grazia della pace, te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Salvatore e nostro Signore.  Nostra Signora del perpetuo soccorso, soccorrici!   San Michele Arcangelo, proteggici.”

Alla missione di Bomoanga certe attività continuano: la Messa dominicale è assicurata da p. Dass Arokya, missionario SMA indiano, collaboratore di p. Gigi, e che ha assistito impotente al suo rapimento

Arriva a Bomoanga al mattino, da Makalondi dove alloggia assieme ad altri padri africani, e ritorna alla sera da dove era venuto, non passa la notte a Bomoanga. L’assistenza ai bambini malnutriti e agli ammalati è assicurata da Valérie assieme ad Emmanuel, due validi collaboratori di Pierluigi e da lui formati, persone che sono rimaste sul posto pur essendo Bomoanga un luogo di grande insicurezza.

Quando una volta al mese Emmanuel Lompo viene ad acquistare i medicinali per i bambini e gli altri ammalati curati anche nel dispensario di N’Gula, fondato dal nostro amato confratello, io gli facilito l’accesso ai depositi farmaceutici nella caotica città di Niamey. Non aggiungo un soldo se non un po’ di benzina per la macchina. Tutto è ben organizzato come ai vecchi tempi in cui p. Gigi, accompagnato da Emmanuel, faceva gli acquisti di medicinali. Già durante l’estate scorsa il suo stretto collaboratore aveva imparato come fare senza aver bisogno di altri.

Purtroppo la scuola primaria cattolica di N’Gula, nella missione di Bomoanga è stata chiusa prima ancora che iniziasse l’anno scolastico, 2018-2019. Il direttore di questa scuola ogni fine settimana va a Makalondi, dove incontra un buon numero dei suoi ex allievi che frequentano le scuole pubbliche di questa cittadina.

Le visite pastorali nei villaggi di Bomoanga non sono più possibili da parte dei sacerdoti a causa della grande insicurezza, ma sono i catechisti che animano la preghiera dominicale. Nelle comunità più importanti una volta al mese distribuiscono il Pane eucaristico, che vengono a cercare in bicicletta al centro missione, dove p. Dass l’ha consacrato. In tutta la regione di Tillaberi, a cui Bomoanga appartiene, non è più possibile viaggiare in moto, a causa di un decreto ministeriale. Infatti i terroristi arrivano in motocicletta, e chi utilizza questo mezzo suscita sospetto e paura.

Purtroppo l’insicurezza sembra aumentare in Niger, dove alcuni giorni fa dei banditi hanno attaccato la missione cattolica di Dolbel, ferendo il parroco p. Nicaise e rubando quello che era possibile portare. Questa missione è al confine con il Mali, a 400 km da Bomoanga. Ma gli attacchi arrivano anche dal vicino Burkina Faso, dove i cristiani stanno pagando con la vita la  loro fede: in due giorni ci sono stati in Burkina 10 cattolici uccisi, tra cui anche un sacerdote locale.

In Niger, come anche in Burkin,a non rispondiamo con la violenza a queste azioni di terrore, ma con la ricerca della giustizia, nel dialogo e con il perdono. Purtroppo sembra che ci sia omertà e connivenza in chi dovrebbe assicurare quella sicurezza che permette di vivere e di testimoniare la propria fede.

Vorrei terminare con una nota di speranza e di coraggio: nessun sacerdote che esercita il suo ministero in Niger ha lasciato la sua missione per paura o è scappato in Europa. Io sono stato forzato a lasciare Makalondi da quella notte del 17 settembre 2018, ma con il cuore sono sempre con la mia gente e con gli amici di Bomoanga. Continuiamo a pregare e a sperare nonostante tutto, in una pronta liberazione di p. Gigi, che affidiamo al Signore attraverso la Madonna.

P. Gigi nella sua immaginetta ricordo del 25° di sacerdozio aveva scritto in gurmancema: “p. Pierluigi Maccalli Untaani”, che significa “l’uomo che crea l’unità in nome di Dio”.

Con la preghiera siamo uniti a lui, e non vogliamo dimenticare le decine di altri ostaggi nigerini, soprattutto donne e bambini anonimi, di cui non si hanno più notizie da mesi e mesi.

P. Vito Girotto