L’anno passato è stato difficile e complicato per diversi problemi che il paese ha avuto. Le ripercussioni si sono fatte sentire anche da noi a Kolowaré, perché l’esercito girava ed era spesso presente in modo pesante.

Elezioni contestate da diversi settori della società e cancellerie, poi è esploso il Covid, e questo problema è passato sotto silenzio.

Uccisione di un colonnello dell’esercito nel suo ufficio. Questo dramma ha scosso il paese, e lo scuote tutt’ora. Anche perché altre morti “oscure” sono seguite.

A livello chiesa un vescovo in pensione, e molto avanti negli anni, irritato per presunte frodi elettorali, ha maledetto pubblicamente “fino alla terza generazione” alcuni gruppi della vita politica togolese. E questa maledizione è sempre presente, e i vescovi non sanno come neutralizzarla e farla scomparire. È un dramma non ancora risolto che pesa sulla chiesa, sul paese, su tutti.

La più grande preoccupazione della nostra gente di Kolowaré è quella di sempre: cercare di sopravvivere. E si fa appello a tutti gli elementi disponibili, anche da parte dei vecchi cristiani.

Si cerca un “erborista”, che è poi un guaritore tradizionale, lo si fa venire in casa, per curare la “malattia”. E lui comincia a dire che per risolvere il problema bisogna sacrificare un pollo e poi una capra per scacciare le streghe e gli stregoni che invadono la dimora.

Ancora. Siamo in una famiglia cattolica. Un figlio dice a suo padre: sono io che ti ho provocato l’incidente, che l’ho voluto, perché volevo farti del male, volevo ucciderti.

Una donna viene a chiedere una Messa per ringraziare il Signore di averla liberata dalle mani degli assassini che volevano ucciderla.

Tutti fatti non infrequenti, che succedono qui a Kolowaré.

Per le attese del prossimo anno: eccone alcune, espresse da cristiane e cristiani togolesi, che prendo dal sito di Afrique-La Croix:

– Kangni-Dossou invita ognuno di noi ad “aprire la finestra sulla speranza, in qualunque situazione si trovi, nella preghiera e nell’azione”;

– Raphaël Tsipotou, riferendosi alla situazione politica paralizzata, si augura che “la soluzione venga dal dialogo tra i protagonisti, per mezzo della fiducia reciproca e della liberazione dei prigionieri politici

– lo studente universitario si augura che nel nuovo anno “i togolesi smettano di cercare affannosamente le cose materiali, per dedicarsi di più a pensieri e azioni umanitari, alla condivisione dei beni e alla serenità”;

– infine Cécile Togbi esorta tutti “a mettersi in ascolto gli uni degli altri, a provare maggior empatia per una società più umana”.

P. Silvano Galli, Kolowaré, Togo

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