P. Pier Luigi Maccalli ha voluto affidare alle parole di un libro la sua esperienza di prigionia nel deserto del Mali: emozioni, preghiera, speranza

 Come foglia sbalzata dal vento e poi risucchiata da un improvviso turbine, mi ritrovo perduto chissà dove. Attorno a me solo dune ed un assordante silenzio… anche di Dio. Sono prigioniero del Sahara, il grande deserto tutto sabbia, sole e stelle. Perso nei miei pensieri, cerco la risposta ai miei tanti perché.

Una data è impressa a fuoco nel mio cuore: la sera del 5 ottobre 2018, quando vengo incatenato per la prima volta. Una catena di poco più di un metro di lunghezza mi stringe una caviglia, l’altro capo è assicurato alla base di un alberello; due solidi lucchetti chiusi a scatto assicurano la mia immobilità. Per 22 giorni ed altrettante notti sono tenuto in catene in questo covo, nascosto tra arbusti ed alberelli che mi proteggono dal sole. Sono giorni tristi ed amari.

Ma è proprio in questa prova delle catene che il mio spirito si libera. Perché i miei piedi sono incatenati, ma il cuore no. Penso all’espressione del fondatore della SMA, “essere missionari dal profondo del cuore”, che adesso acquista nuovo significato nella mia situazione di prigioniero in catene.

Il mio cuore è libero e così la mia preghiera. Pregherò per tutti, farò come santa Teresa di Lisieux. Dal mio io profondo inonderò di preghiera le periferie del mondo, dell’Africa e della missione. Ogni giorno recito il rosario, a cui allego intenzioni per tutti. Prego Maria che scioglie i nodi e a lei affido le tante persone e situazioni di cui è colmo il mio animo e celebro anche la messa in comunione con le comunità cristiane dei villaggi di Bomoanga, che ogni domenica si raccolgono nelle cappelle e nelle chiese per la Liturgia della Parola o per spezzare il pane dell’eucarestia.

Mi è impossibile comunicare e avere notizie. C’è solo deserto attorno a me, terra bruciata che impedisce e scoraggia ogni desiderio di correre nel vento. Ogni giorno l’attesa di una liberazione muore al tramonto e risorge al mattino. Ma finirà anche questa prigionia e la porta della libertà si aprirà, come avviene per ogni guerra e per i suoi luoghi di detenzione forzata.

Il cibo povero e insipido che mi è servito quotidianamente lascerà il posto a piatti più succulenti e le bevande scelte per far festa, come si conviene per la liberazione tanto sperata. Suoneranno anche le campane, perché la festa è completa solo quando cielo e terra danzano insieme al ritmo della memoria.

Adesso sono libero, libero per liberare il perdono e spegnere sul nascere ogni inizio di violenza. Sono libero per liberare l’accoglienza e consolare chi è affaticato o oppresso. Sono libero per liberare la parola e dire a tutti di non incatenare mai nessuno.

P. Gigi Maccalli

  • Estratti dal libro: Catene di libertà. Per due anni rapito nel Sahel, di Pier Luigi Maccalli, Editrice EMI, 2021, pag. 207, € 14
  • Per avere il libro:
    – chiedilo nelle nostre case SMA:
    – Genova, Via Borghero 4, tel. 010 30 70 11
    – Feriole (PD), Via Vergani 40, tel. 049 99 00 494
    – nelle Librerie Cattoliche
    – ordinalo nel sito dell’Editrice EMI