Dopo la Laudato si’, non solo ogni cristiano, ma ogni uomo che abita questa terra non può più dirsi indifferente al grido e alle sofferenze del creato e dei poveri.

Riproponiamo la figura e la riflessione di Wangari Maathai, biologa, politica, ed  ecologista Keniota,  scomparsa nel 2011,  è stata la prima donna africana ad aver ricevuto il premio Nobel (per la pace nel 2004) per «il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace».

“In questo libro, l’autrice indaga la complessa e dinamica natura del continente nero e offre una “speranza caparbia” e “opzioni realistiche”. Con grande chiarezza, Maathai analizza quelli che sono i colli di bottiglia per lo sviluppo in Africa sostenendo che non esiste un compromesso naturale tra crescita economica e difesa dell’ambiente, e che i governi africani dovrebbero perseguire entrambe. Punta l’indice contro il colonialismo occidentale, colpevole di aver disprezzato l’identità e la cultura africana, ma rimprovera anche agli africani il pernicioso attaccamento a frammentarie “micro-nazioni”. Critica la dipendenza dagli aiuti ed è convinta che il cambiamento dovrà scaturire dall’attivismo di base, e che gli africani debbano stringersi attorno alle proprie tradizioni. Una vita spesa nella lotta per i diritti delle donne, la conservazione ambientale e la conquista della democrazia”