La fine della guerra

Dicono
Che la guerra finisce, solo quando
Ne scoppia un’altra.

Il silenzio del campo di battaglia
Annuncia lo strazio della vedova
Fare domande
E’ molto più facile che trovare risposte…

La nostra guerra è finita
Perché, ora, la portiamo dentro di noi
Le case deserte, le travi cadute
Nutrono i sobborghi della città

I cantori non sono morti
Si sono solo trasferiti nelle baracche…
I macellai siedono nei parlamenti…
E le vittime non muoiono più di pallottole
Ma sopravvivono per pagare tasse da strozzini…

Ascolta – ti diranno-
Suonare il tamburo è un gioco da ragazzi
Ma è da adulti, fargli eco…

(in Tamburi parlanti, antologia a cura di Veronique Tadjo, Ed. Giannino Stoppani, 2005, p. 79)

Questa poesia è di Okinba Launko, pseudonimo del poeta nigeriano Femi Osofisan, noto per le sue critiche alla società e per l’uso di forme poetiche tradizionali africane unite al Surrealismo.

Autore di teatro e di poesie, i suoi lavori affrontano spesso temi importanti, come il conflitto tra bene e male e il ruolo della donna nella società africana.

Nato nel 1946 nello Stato di Ogun, nel sudovest della Nigeria, da una famiglia di artisti e artigiani devoti alla divinità della bellezza Ọ̀ṣọ́ (il suo cognome, nome di famiglia, è infatti Osofisan), ha studiato all’Università di Ibadan, in Nigeria, poi in Senegal e infine a Parigi, alla Sorbona.

Uno suo dei suoi testi, Ma’ami, nel 2011 è stato adattato ed è divenuto un film di successo. Nel 2016 è stato il primo africano a ricevere il prestigioso Thalia Prize dall’Associazione dei critici teatrali.

Attualmente è professore di drammaturgia all’Università di Ibadan e vice presidente dell’Associazione panafricana degli scrittori (Pawa), fondata in Ghana ad Accra nel 1989.

Maria Ludovica Piombino
Biblioteca Africana Borghero