In Ghana, nel mese di agosto si commemora l’Homowo, antico rituale che ricorda la fine di un periodo di scarsità alimentare vissuto dagli antenati. Un’occasione per propiziarsi abbondanti raccolti.

La prima cosa che colpisce è la luce. Gran luce ovunque, tanto sole, un chiarore abbagliante”. Così il noto giornalista polacco Ryszard Kapuscinski descriveva il suo primo impatto con il Ghana. Era il 1958, quando spopolava la figura di Kwame Nkrumah, colui che ha condotto questa nazione dell’Africa occidentale indipendente.

Sono passati parecchi anni da allora. Molto è cambiato a livello politico-sociale, ma sono sopravvissute in questi decenni di cambiamenti antiche tradizioni tipiche del popolo ghanese. È il caso della festa chiamata dell’Homowo, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

Secondo i racconti orali, questa celebrazione rievoca un tempo in cui le genti Ga (una delle tante etnie del Paese) patirono un difficile periodo di carestia, durante la loro migrazione che li ha portati nella regione dove è stata poi fondata l’attuale capitale Accra.

Grazie alla loro tenacia e all’intervento delle divinità che avevano invocato,  i Ga riuscirono a coltivare messi abbondanti per tutti. Non a caso, Homowo significa “schernire la fame”. La festa è una delle più importanti della nazione. Il suo preludio ha inizio in primavera (generalmente a maggio), quando i sacerdoti che custodiscono le pratiche tradizionali spargono i semi di miglio. Questa è la stagione della semina prima delle piogge. Dopo di che, per trenta giorni vige la prescrizione del silenzio, ovvero è rigorosamente vietato il suono dei tamburi nelle aree rurali.

Lo sviluppo e le tempistiche della festa variano a seconda del gruppo Ga di appartenenza, essendo esso costituito da diverse tribù. Tuttavia, il significato e i rituali sono comuni ai vari gruppi presenti nella grande regione di Accra.

Durante il festival vengono organizzate cerimonie religiose indirizzate in particolare a Naa Nyonmo, il Supremo Essere in cui crede il popolo Ga. A questa divinità viene rivolta una preghiera benaugurale, ripetuta tre volte, per scacciare la sventura e per ottenere la benedizione affinché la terra sia fertile e quindi possa dare un buon raccolto. Oltre a queste celebrazioni, in ogni casa viene preparato il cibo tradizionale, chiamato kpekple, a base di zuppa e di pesce.

Il cibo è l’elemento centrale di questa festa: è venerato, elargito, scambiato, utilizzato per allestire ricchi banchetti: simboleggia la sconfitta dello spettro della fame.

Il festival Homowo vero e proprio si tiene nel mese di agosto. Le offerte di cibo vengono distribuite e con esse vengono anche cosparsi i templi in segno di rispetto per gli antenati e gli spiriti.

Una parte importante nei festeggiamenti viene data alla danza. In questo caso si tratta di un ballo di natura devozionale, chiamato kple, eseguito dalle sacerdotesse dei templi, alla fine di agosto e all’inizio di settembre. Attraverso i movimenti e la musica si vuole comunicare con le divinità invocando la loro protezione dalle calamità.

Il festival dell’Homowo apre inoltre le porte al nuovo anno ‒ secondo il calendario del popolo Ga ‒ che ha inizio il lunedì successivo alla celebrazione finale. L’ultimo giorno dei festeggiamenti le persone possono salire su un palco pubblico ed esprimere dichiarazioni legate al sociale, all’economia e anche alla politica.

a cura di Silvia C. Turrin

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