Grazie a un minuzioso lavoro di recupero e di digitalizzazione, decine di migliaia di antichi manoscritti della mitica città di Timbuctù sono disponibili online. Tramite attente riletture e analisi, in questi anni è emerso come i manoscritti si siano sviluppati in un contesto umanista, dominato da valori quali tolleranza e fraternità.

manoscritti timbuctù biblioteca

Tombouctou Manuscripts Project”  è stato tra i primi programmi volti a preservare questi antichissimi documenti. Dal 1999 al 2007, fu avviata un’attività di digitalizzazione e poi creato un catalogo elettronico. Ciò ha reso possibile la realizzazione di una banca dati elettronica accessibile per ricerche e consultazioni.

Attraverso questi lavori di conservazione e di ri-scoperta sono affiorati aspetti misconosciuti di questi antichi documenti. Per esempio, emerge come il tema della pace fosse stato al centro di quella cultura fautrice dei manoscritti di Timbuctù.

Lo testimonia un codice redatto in forma di poema, in cui si legge che la prima condizione del buon governo è proprio il mantenimento della pace; e, nel caso  venga meno, occorre ripristinarla il prima possibile. A tal proposito, nei manoscritti è citato un passo del Corano, dove viene proprio sottolineata la necessità e l’urgenza di ristabilire l’armonia tra due gruppi che si combattono l’uno con l’altro. In particolare, un manoscritto si riferisce alle ostilità tra i regni Sokoto e Borno nelle terre Hausa.

Un conflitto che venne risolto grazie all’opera di riconciliazione e dialogo promossa da Omar Saidou Tall. Scritto talvolta anche come Umar Tall, questa figura è ancora molto amata in terra senegalese.

Omar Saidou Tall fu un capo religioso, politico e militare in quel territorio un tempo conosciuto col nome di Impero Toucouleur e che comprendeva gli attuali Senegal, Mali, Mauritania e Guinea. “I credenti non sono altro che fratelli. Fate la pace tra voi fratelli e pregate, temete Dio, affinché possiate ottenere misericordia“, scrisse Omar Saidou Tall.

Fra i documenti più noti e importanti vi è la Carta dei Mandé. In essa viene descritta l’incoronazione nel 1235 dell’Imperatore Sundjata Keïta, fondatore dell’Impero del Mali. L’aspetto più interessante è che la Carta dei Mandé (simile per i suoi contenuti alla Magna Carta) sottolinea come i popoli della regione fossero legati da un’organizzazione sociale intrisa di valori umanistici, che oggi definiremmo democratici. Tra questi valori vi sono: il rispetto dello straniero e dei paesi confinanti; l’importanza della giustizia, dei diritti e dei doveri, e di uno spirito di tolleranza.

È stato possibile scoprire l’importanza della Carta dei Mandé solo nel 1990, quando i depositari della memoria storica del Mali e dell’Africa occidentale, ovvero i griot, decisero di trascrivere narrazioni epiche tramandate sino ad allora in forma orale. I griot – ricorda lo scrittore Cheikh Hamidou Kane – hanno precisato che la Carta dei Mandé non venne ideata da Sundjata Keïta. Egli, semplicemente, riprese quelle norme già diffuse e applicate dalle società saheliane-sudanesi, nelle epoche precedenti all’instaurazione dell’Impero del Mali.

Si può quindi dire che i manoscritti di Timbuctù – città un tempo capitale culturale dell’Africa – furono e sono ancora oggi tesori inestimabili. Dopo la caduta dell’Impero Songhai nel XVII secolo, questi manoscritti vennero dimenticati sotto la coltre di sabbia e mangiati dal sale. Nel corso del XXI secolo, hanno rischiato di scomparire per sempre sotto la follia distruttrice di ribelli armati, che hanno destabilizzato il Mali nel 2012. Un Paese, quello del Mali, tormentato da una guerra civile e poi da un nuovo colpo di Stato nel 2020. Solo grazie al lavoro di intellettuali, librai, biblioteche, studiosi, scrittori (cui si aggiungono i progetti di digitalizzazione), gli antichi manoscritti di Timbuctù possono continuare a stupire il mondo con la loro antica saggezza.

Silvia C. Turrin

Foto: wikimedia.org


Per approfondire questi temi consigliamo la seguente lettura
prenotabile presso la nostra Biblioteca Africana Borghero:

Les manuscrits de Tombouctou, Jean-Michel Djian, (Ed. Jean-Claude Lattès), 2012

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