Nei 213 giorni dal 1° gennaio al 1° agosto, noi umani, sparsi nei cinque continenti, abbiamo terminato di consumare quanto la terra può produrre in un anno intero, 365 giorni, in termini di risorse naturali rinnovabili: acqua dolce, ossigeno, animali allevati, selvaggina, pesci pescati, legname, alberi e altri vegetali di cui ci cibiamo e si cibano gli animali che alleviamo.

A partire da domani, 1° agosto, fino al 31 dicembre, quindi, andremo a rosicchiare quel capitale di risorse riproducibili, accumulato nei secoli e millenni passati. Capitale a cui abbiamo già attinto nei decenni scorsi, e che lentamente si esaurirà, lasciando una terra desolata alle generazioni future.

Ce lo ricorda l’Earth Overshoot Day, il giorno del superamento del limite della terra, organizzato dal Global Footprint Network, un ente internazionale di ricerca, che cura anche il sito di questo evento annuale.

Per soddisfare la nostra domanda attuale di risorse naturali occorrerebbero ben 1,7 Terre!

La Natura ha un suo ritmo di produzione che è inferiore al ritmo di consumo attuale di noi umani. Non solo le risorse minerali (petrolio, ferro, rame, litio…) hanno un limite al loro sfruttamento, ma anche le risorse che la terra riproduce, dall’ossigeno al cibo che mangiamo, hanno un limite. E questo limite, ogni anno che passa, è oltrepassato qualche giorno prima.

Ma non tutti gli abitanti della terra attingono alle risorse nella stessa misura: se l’intera popolazione del pianeta vivesse con lo stesso stile di vita sprecone degli statunitensi, servirebbero 5 Terre per soddisfarne i bisogni. Altri abitanti voraci della terra: australiani (4,1 Terre attuali), sudcoreani (3,5), dei russi (3,3), tedeschi (3).

E noi italiani? Siamo decimi tra gli abitanti voraci: servirebbero 2,6 Pianeti per alimentare la nostra fame di risorse.

Ma, c’è un altro lato del pianeta, come l’India, i cui abitanti consumano meno di quanto la Terra ha prodotto per loro, e il loro indice è 0,7. Certamente è dovuto alla povertà della maggioranza della sua popolazione, però dobbiamo ringraziare gli indiani e tanti altri abitanti meno abbienti della terra se noi, gli abitanti opulenti e spreconi, abbiamo a disposizione molto di più di quello che produce la nostra porzione di pianeta.

Diminuiscono le risorse naturali, ed aumentano le sostanze che distruggono la vita sul pianeta: anidride carbonica, pesticidi, diserbanti, plastica, polveri sottili, e poi gli effetti del cambiamento climatico globale…

E basta accendere la tv su un notiziario, per renderci conto che questo fenomeno è già cominciato e ci tocca sempre più da vicino: incendi sempre più frequenti e distruttivi, inondazioni disastrose, deforestazione, siccità, diminuzione delle riserve di acqua potabile, erosione del suolo, perdita di biodiversità…

E sono sempre di più nel mondo i profughi ambientali, che cercano una via di salvezza nei Paesi ricchi dell’Occidente. Ma chi li ha resi profughi?

Il Global Footprint Network, all’occasione della Earth Day, ripropone ai cittadini del mondo i quattro campi d’azione: città, energia, cibo e popolazione. Se solo riducessimo della metà il tempo che passiamo al volante della nostra auto, e sostituissimo un terzo degli spostamenti in auto con i mezzi pubblici, offriremmo 12 giorni in più alla terra, per riprodurre le sue risorse. Eliminare il carbone come fonte di energia (e ciò già taglierebbe di metà le emissioni del settore energetico), regalerebbe 93 giorni, mentre dimezzare lo spreco di cibo e adottare una dieta più sostenibile darebbe altri 38 giorni.

Prendiamolo atto tutti insieme: le risorse sono limitate e la crescita infinita è impossibile! E assumiamo uno stile di vita che rispetta il ritmo con cui la natura riproduce per noi le risorse, indispensabili alla nostra vita.

P. Marco Prada