In occasione della 47ᵃ sessione annuale del Comitato dell’Unesco  26 nuovi siti sono stati iscritti nella lista dei Patrimoni dell’Umanità. Tra questi, vi sono cinque luoghi dell’Africa. Vediamo di seguito quali.

Il Paesaggio Culturale di Diy-Gid-Biy in Camerun

In lingua Mafa l’espressione Diy-Gid-Biy significa “Rovina della Residenza del Capo”. Si tratta di strutture architettoniche realizzate in pietra a secco. La datazione va dal XII al XVII secolo. Nella zona circostante vi sono tombe, luoghi di culto, abitazioni, oltre che terrazzamenti agricoli e attività artigianali.

Un sito che mette in luce il forte legame della comunità con la natura, testimoniato dalle espressioni culturali e spirituali. Grazie alle ricerche archeologiche ed etnologiche, è emerso come il paesaggio di Diy-Gid-Biy custodisca pratiche e riti legati a una percezione del mondo e a una spiritualità specifica del luogo. Lo testimoniano per esempio ceramiche sigillate ermeticamente in una camera dell’altare. Anche la disposizione di focolari e un altare nel cortile centrale ci restituisce elementi collegabili ad attività rituali.

Il monte Mulanje in Malawi

Dal Camerun ci spostiamo in Malawi. L’Unesco ha inserito nella sua lista la catena montuosa del Malawi meridionale, comprendente il Mulanje, un monte imponente definito a livello geologico un inselberg (un rilievo isolato a forma di cupola), tra i più grandi del mondo.

Questo luogo ha un profondo significato culturale e spirituale per le comunità locali, poiché considerato dimora sacra abitato da divinità, spiriti e antenati. Qui si respirano le credenze e le pratiche culturali dei popoli Yao, Mang’anja e Lhomwe. Il paesaggio è totalmente impregnato proprio di questa sacralità, grazie ad antichi riti e tradizioni. Il paesaggio culturale e geologico rappresenta l’armonia tra spiritualità, cultura e natura.

L’Arcipelago delle Bijagós – Omatí Minhô in Guinea-Bissau

Un altro nuovo sito inserito nella lista dell’Unesco si trova nella Guinea-Bissau. Si tratta di un ecosistema costiero e marino unico, ovvero l’Arcipelago delle Bijagós – Omatí Minhô, situato sulla costa atlantica africana. Dall’alto valore ecologico, è uno dei pochi arcipelaghi deltizi attivi al mondo.

Un luogo eccezionale con una ricca biodiversità: vi sono più di 800mila uccelli costieri migratori, e poi tartarughe liuto (che sono in via di estinzione), lamantini, delfini. Si trovano poi le importantissimi mangrovie, e inoltre piane fangose e altre zone definite intertidali essenziali per la vita marina e ospita specie vegetali rare. Di importanza unica anche l’isolotto di Poilão, essendo tra i principali siti di nidificazione delle tartarughe marine al mondo.

Il complesso Gola-Tiwai in Sierra Leone

Facciamo tappa in Sierra Leone, precisamente nell’area chiamata Gola-Tiwai, adesso protetta dall’Unesco. Un sito che racchiude il Parco Nazionale della Foresta Pluviale di Gola e il Santuario Faunistico dell’Isola di Tiwai, entrambi parte del più ampio Paesaggio di Gola, nella Foresta Guineana Superiore.

Anche qui si trova un’incredibile biodiversità: vi sono oltre mille specie vegetali, 113 delle quali endemiche, e poi mammiferi, 19 dei quali minacciati a livello globale, come l’elefante africano delle foreste e l’ippopotamo pigmeo. Il sito ospita anche 448 specie di uccelli, tra cui il pappagallo rupestre dal collo bianco, in via di estinzione. Ricco di pesci d’acqua dolce, farfalle e libellule, questo sito offre habitat e servizi ecosistemici vitali, a dimostrazione di un’elevata capacità di conservazione e di integrità ecologica.

Il Parco delle Zone Umide di iSimangaliso – Parco Nazionale di Maputo

Infine, segnaliamo tra i nuovi siti inclusi nella lista dell’Unesco il Parco delle Zone Umide di iSimangaliso – Parco Nazionale di Maputo. È un’estensione transfrontaliera del Parco delle Zone Umide di iSimangaliso in Sudafrica, dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1999. Questo sito comprende ecosistemi terrestri, costieri e marini e ospita quasi 5.000 specie.

È uno scrigno di tanti habitat: dai laghi alle lagune, dalle mangrovie alle barriere coralline. Tra le sue particolarità vi è quella di integrare i valori di conservazione di iSimangaliso e di rafforzare al contempo la protezione della biodiversità nell’ecoregione del Maputaland.

a cura di Silvia C. Turrin