P. Pier Luigi Maccalli ha tenuto l’omelia durante la Messa presieduta in cattedrale di Crema dal vescovo Mons. Daniele Gianotti ieri sera. L’intenzione della Messa era: Preghiera di ringraziamento per l’avvenuta liberazione e preghiera per tutti coloro che sono ancora nelle mani di loro rapitori. Ecco il testo dell’omelia di p. Pier Luigi.

Per chi ha dimestichezza con la Bibbia, la città di Gerico evoca da subito due richiami

  • Gerico è la porta d’ingresso nella terra promessa. Per il popolo d’Israele che ha camminato a lungo nel deserto, Gerico segna l’entrata nella terra della libertà.
  • Gerico è anche il luogo più basso della terra perché situato a 240 m sotto il livello del mare, nella depressione del mar Morto. La città più bassa del pianeta Terra.

Queste due annotazioni di geografia biblica richiamano a me la mia recente vicissitudine di ostaggio. Al Qaida mi ha portato nel deserto per due lunghi anni, ma finalmente il mio esodo dalla schiavitù alla libertà si è concluso l’8 ottobre scorso. Sono arrivato a Gerico, terra di libertà! È stata un’esperienza di “abbassamento” umano e spirituale, non ero mai caduto così in basso. Ma grazie a Dio ne sono uscito… certamente diverso, rinato.

Gerico è oggi questa cattedrale di Crema. Qui sono stato prostrato a terra, 35 anni fa, per essere consacrato e mandato come sacerdote per il mondo. Mai avrei pensato che quell’abbassamento sarebbe continuato fino alla condizione di prigioniero in catene. Qui oggi rinnovo idealmente il mio sì (le promesse sacerdotali) e celebro con la diocesi di Crema e il suo pastore il vescovo Daniele, il mio grazie a Dio per la libertà ritrovata e il mio grazie a ciascuno di voi che mi avete accompagnato fedelmente per due anni con veglie e marce di preghiera.


L’intervista realizzata a p. Gigi da Avvenire-Lazio 7:


Da questo altare desidero oggi implorare il Dio dell’esodo insieme a tutti voi presenti e a quanti seguono da casa, perché avvenga la liberazione degli altri ostaggi ancora prigionieri nel Sahara: possano anche loro arrivare presto a Gerico!

Da prigioniero aprivo sempre la mia preghiera con le parole: “O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto” e ripetevo più volte… presto, presto Signore, vieni presto in mio aiuto!

Signore, ti prego vieni presto in aiuto di:

  • Iulian Ghergut, (rumeno) ostaggio da ormai 5 anni e mezzo;
  • il medico Arthur Kenneth Elliott (australiano) di 84 anni e Jeffrey Woodke, (americano) ostaggi da 4 anni,
  • Jörg Lange (tedesco) e Christo Bothma (sudafricano), ostaggi da 2 anni.
  • E poi l’unica donna rimasta Suor Gloria Cecilia Narvaez Agoti (colombiana) che ha grossi problemi di salute mentale ed è ostaggio da quasi 5 anni (a febbraio prossimo).
  • Joel Yougbaré (prete fidei donum del Burkina Faso) di cui non si hanno notizie da ormai un anno e mezzo.
  • E con Paolo Dall’Oglio (di cui oggi 66° compleanno) ricordiamo tutti gli ostaggi del mondo intero.

Signore vieni presto in loro aiuto e in aiuto delle loro famiglie!

A Gerico abita Zaccheo. Di Zaccheo del suo incontro con Gesù mi piace sottolineare l’incrocio di tre sguardi.

1 – Lo sguardo di Zaccheo che per poter vedere Gesù sale sull’albero.

2 – Quello di Gesù che, alza lo sguardo, vede Zaccheo e si invita a casa sua. Gli dice semplicemente che accoglie il suo desiderio di vederlo, di incontrarlo. Nessun rimprovero o giudizio… nel suo sguardo!

3 – E poi c’è un terzo sguardo, quello della folla: “Vedendo ciò tutti mormoravano. È entrato in casa di un peccatore”. Tutti sanno che questo uomo è un collaborazionista dei romani, che si è arricchito in modo sospetto, è piccolo di statura (fisica e forse anche morale): insomma un peccatore! Uno sguardo, questo della folla, giudicante e disprezzante!

All’incrocio del Sicomoro di Gerico si intrecciano dunque tre sguardi:

  • Lo sguardo di Zaccheo: desidero misto a curiosità.
  • Lo sguardo di Gesù: accoglienza e amicizia
  • Lo sguardo della folla: giudizio

Gesù entra in casa sua e non dice una parola, è Zaccheo che parla in primis: “alzatosi disse: Ecco Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri”. Cosa ha visto Zaccheo nello sguardo di Gesù?

Ha visto la misericordia, ha visto la fraternità, ha visto i poveri. Lo sguardo di Gesù lo rende libero per vedere Dio come Padre e i poveri come fratelli.

La fraternità è il messaggio proprio del vangelo. Lo ha sottolineato anche papa Francesco nell’incontro che ho avuto con lui una settimana fa.

“La fraternità è l’intuizione fondamentale del vangelo”, così mi ha detto. Questo siamo chiamati a testimoniare. Fraternità nonostante la crescente ondata di odio e fanatismo che attanaglia diversi paese d’Africa. Fraternità in Europa cioè non-avversione o rifiuto dei migranti.


La messa celebrata da p. Gigi nella parrocchia dei Santi Martiri di Selva Candida a Roma


Da questo altare desidero oggi implorare il Dio dell’esodo insieme a tutti voi presenti e a quanti seguono da casa, perché avvenga la liberazione degli altri ostaggi ancora

Gli ho detto che ho letto e riletto il Corano, ma non vi ho trovato analogie con la misura alta del Vangelo: “Amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano”.  Gli ho raccontato che l’ultimo giorno ho voluto lasciare un messaggio ad Abdu Naser che mi portava in macchina all’appuntamento della liberazione: “che un giorno Dio ci doni di capire che siamo tutti fratelli”.

“Assolutamente no”, mi ha risposto, alzando le mani dal volante. Ma si sa i missionari seminano fraternità. Altri raccoglieranno i frutti. Preghiamo stasera perché cresca la fraternità tra i popoli e particolarmente in qs Africa travagliata da violenza, odio e sequestri.

Lo sguardo di Gesù liberi il nostro cuore da catene di giudizio e condanna per testimoniare sempre la fraternità e il perdono.

U Tienu, an gaa ti jaanma! Che Dio ascolti la nostra preghiera!

P. Pier Luigi Maccalli
Cattedrale di Crema, 17 Novembre 2020

Foto: p. Gigi nella Chiesa di Bomoanga, la sua missione in Niger, dedicata allo Spirito Santo, raffigurato sul tabernacolo, alle sue spalle