A Foya, nel nord ovest della Liberia, lavorano i padri Lorenzo Snider e Walter Maccalli. Ci scrive p. Lorenzo e ci apre il cuore per raccontarci quanto sta vivendo in questo tempo.

Ripenso in questi giorni il primo numero della costituzione pastorale Gaudium et Spes, del Concilio Vaticano II:

“Le gioie e le speranze, le sofferenze e le angosce degli uomini di oggi, soprattutto dei poveri e di coloro che soffrono, sono anche le gioie e le speranze, le sofferenze e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente umano, che non trovi eco nel loro cuore.”

Gioie e sofferenze, speranze ed angosce sono il presente ed il futuro di un popolo.

Guerra e pace

Durante gli ultimi mesi, almeno fino a novembre, il paese era paralizzato dalla campagna elettorale per le elezioni presidenziali e dalla paura di un imminente crisi, di un conflitto temuto e previsto. Dopo il secondo turno invece e la risicata vittoria matematica dell’opposizione (meno di 2 punti percentuali) ma non ancora la proclamazione ufficiale dei risultati, il presidente uscente George M. Weah, già pallone d’oro, con un radiomessaggio di tre minuti ha fatto scoppiare la pace.

Lo ricorderemo per questo, più che per i successi e le carenze della sua amministrazione, segnata dalla crisi internazionale e dalla pandemia del Covid. Una sconfitta per il nostro partito ma una vittoria per il paese e per la democrazia” ha chiamato il verdetto delle urne. In queste latitudini si tratta di un grande gesto, quasi rivoluzionario, un esempio per tanti paesi apparentemente condannati alla perennizzazione delle leadership o a colpi di stato militari che si propongono di portare la pace e che spesso non fanno altro in molti casi che consegnare il potere nelle mani di altre avidità ed interessi.

Ora, dopo un mese dall’installazione del nuovo presidente, il veterano della politica Liberiana Hon. Joseph N. Boakai, si sente la fatica di rimettere in moto la macchina amministrativa e si incontrano le prime resistenze di quella stessa piazza che lo aveva acclamato pochi mesi fa.

Intanto, aspettando che il presidente mantenga la promessa di rendere agibili le piste del paese nei primi 100 giorni, i suoi sostenitori, invece di guardare la strada da lontano, si sono rimboccati le maniche ed hanno cominciato a lavorare a mano, sistemando alcuni tratti di sterrato che collega Foya con il resto del paese (la “strada internazionale Gbarnga-Mendecorma”).

Volontari

Da qualche mese, una famiglia di volontari vive qui con noi in una casetta della parrocchia. Sono Bruno, Caroline, con i loro quattro figli. Ci danno una mano per il progetto del Centro Sanitario (Foya Health Center). Lei medico, lui ingegnere e i figli studenti presso la nostra scuola dal primo anno della scuola materna alla prima media. Sostenuti ed accompagnati dalla FLM (Fraternité Laique Missionnaire), passeranno con noi un anno. Ringraziamo il Signore per la loro presenza, e la loro disponibilità nel lasciarsi ferire dalle gioie e dalle sofferenze della gente e nel cercare di ballare al ritmo del popolo Kissi di Foya.

Per completare il gruppo ci siamo poi Io e padre Walter, il seminarista in stage Yannick dalla Costa d’Avorio (che avevo incontrato quando era un ragazzino una ventina di anni fa ad Abidjan – Saint Michel), la laica missionaria Alexandra e l’amministratrice del centro sanitario, Nancy.

Gioie e tristezze

Nelle ultime settimane molte cose hanno marcato la vita della nostra comunità. A fine gennaio è stato ordinato qui il primo prete originario della nostra parrocchia, il giovane Michael S. J. Gborie.

In quei giorni, oltre a quasi tutti i preti della diocesi di Gbarnga, qualche suora, ed amici da tutto il paese, abbiamo accolto circa 300 donne cattoliche dei tre paesi che si incontrano periodicamente in questo lembo di frontiera (Liberia, Guinea, e Sierra Leone), per condividere la fede e trovare nuove vie per annunciare il Regno.

Dopo una settimana, mentre mi trovavo a Monrovia per qualche commissione, uno dei nostri animatori comunitari (che qui chiamiamo Prayer-leader) ha avuto un grave incidente e, dopo il trasferimento a Monrovia con il piccolo aereo della ONG Samaritan Purse, e una corsa tra un ospedale e l’altro, con molta sofferenza è morto. La moglie Teresa non ha mai smesso di accompagnarlo ed assisterlo nella sua via della croce. La nostra parrocchia piange un fratello e un amico, colui che, con la sua determinazione, disponibilità e capacità di parlare alla gente, ha fondato più della metà delle nostre comunità. Preghiamo condividendo tristezza ed angoscia.

La gioia poi di vedere 200 bambini della Catholic Children Organization vivere insieme durante il loro incontro annuale. Molti di loro, con cui abbiamo iniziato pochi anni fa, ora sono animatori ed accompagnano i fratelli più piccoli nelle sfide del vivere e del crescere.

Il 13 febbraio, Martedì Grasso, ho celebrato il primo matrimonio da quando sono qui (quattro anni) e tutta la comunità si è stretta attorno a Jesse e Roseline, battezzata pochi giorni prima.

Una parola di Grazie

Nelle nostre scuole, a Foya, Ngesu, Kolahun e Vahun abbiamo quasi un migliaio di studenti.

Grazie a Caristas Antoniana stiamo terminando tre classi per la scuola elementare di Vahun; grazie al Duma molti dei nostri ragazzi possono andare a scuola; con gli amici di Villa di Chiavenna, continuiamo  a sostenere nove maestri a Vahun; con il progetto NGALI 2 accompagniamo le associazioni di disabili di Foya; con l’associazione Etiopia ed Oltre abbiamo terminato la Biblioteca e la sala media; grazia a SMA Solidale possiamo continuare il progetto agricolo di autofinanziamento della parrocchia di Foya e Vahun.

Grazie a tanti amici riusciamo a rispondere un poco a color che bussano alla porta del gruppo Caritas e anche a riparare la moto o la macchina, che qui, oltre ad essere strumento per il lavoro pastorale, diventa a volte ambulanza, altre pulmino comunitario, altre volte ancora carro funebre.

Grazie a tutti voi che, con amicizia condividete le nostre gioie e speranze, tristezze ed angosce.

Continuate a pregare per noi e per la nostra gente, perché ciascuno possa trovare posto, con le sue gioie e sofferenze, nel cuore del fratello.

Pace

P. Lorenzo Snider

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