Nelle mie letture ‘post sequestro’ mi son imbattuto in questa frase di Dietrich Bonhoeffer:

«Esistono cose per le quali vale la pena impegnarsi senza compromessi.
E a me pare che la pace, o precisamente Cristo, sia una di queste
».

Sottoscrivo a due mani questa affermazione del teologo protestante che fu vittima del nazismo.

La sua fede cristiana lo spronò a impegnarsi dichiaratamente a favore della pace.
Viviamo oggi ancora (come ai tempi di Gesù e di Bonhoeffer) in un clima di guerre e di conflitti in cui la pace è ferita e vilipesa.

Il Natale che ritorna in questo 2023 ci ricorda l’urgenza del nostro impegno di cristiani: chiamati a testimoniare senza compromessi Cristo nostra Pace.

In controtendenza con chi osanna la guerra giusta e applaude a risposte armate, voglio semplicemente fare eco con la mia voce a quanto continua a ripetere papa Francesco dalla finestra dell’Angelus: la guerra è il fallimento della politica e dell’umanità e le armi non producono pace, ma solo tante vittime innocenti.

Ricordo, en passant, che l’Italia per spese militari è all’11° posto della classifica mondiale. Le armi si fabbricano per essere usate, non stupiamoci poi di constatare che i conflitti sono in aumento.

Ma, ciò nonostante, io continuo a pregare e sperare che venga (presto) il giorno in cui la guerra sarà da tutti abolita così come sono state delegittimate la schiavitù ed il colonialismo.

È evidente che questa mia sensibilità alla pace si è “accentuata” dopo la sventura del sequestro in cui ho sperimentato tutta la “bruttezza” della guerra che disumanizza le relazioni.

Oggi grido il mio rifiuto convinto verso ogni forma di oppressione e di violenza armata. Mi sono trovato nello scomodo posto di un conflitto, da prigioniero e l’ho attraversato spegnendo in me ogni desiderio di rivalsa, di odio e di rancore.

Ho capito che la precarietà è la condizione della nostra vita e che anche il conflitto va abitato con mezzi non violenti, perché la pace non è solo assenza di guerra ma prendersi cura delle ferite, accogliere la realtà così come accade e con pazienza ricucire, ricomporre, riconciliare.

Questo ‘lavorio’ su di me è culminato con l’offerta di perdono che ho dato a coloro che mi hanno incatenato e privato della libertà.

Sono persuaso che il perdono è una forza capace di trasformare una relazione che si è strappata in opportunità di rinascita permettendoci di tornare a vivere insieme in un modo sensato e pacificato.

La pace è sempre un’esperienza di umanizzazione e di crescita nella libertà in cui siamo tutti coinvolti come singoli e come collettività. Nel mio piccolo ho scelto di liberare il perdono per costruire la pace.

A quanti hanno a cuore l’annuncio di pace del Natale propongo di intrecciare il nostro comune impegno per la pace senza compromessi per costruire un futuro di fraternità senza guerre.

A tutti, Auguri di Pace e buon Natale.

Padre Gigi Maccalli