Quest’anno a Monassao siamo solo due: p. Michele ed io. Non sarà possibile celebrare la messa di Natale in tutte le comunità dei villaggi, che sono cinque, tenuto conto anche delle distanze.

In qualche villaggio la Messa della notte è alle 7 di sera, appena fa buio; in altri sarà al mattino: non c’è illuminazione e non è troppo sicuro spostarsi nel cuore della notte.

Il Natale da noi è molto semplice; non c’è tutto il fermento e la frenesia che troviamo in Italia. È una festa umile, che non dà molti segni esteriori: niente regali, niente alberi di Natale, niente luci né decorazioni. Solo qualcosa in casa nostra, alla missione, giusto per non dimenticare le nostre origini e i tanti Natali che hanno segnato le nostre vite.

Poi la Messa, preparata con cura, è celebrata con solennità. In effetti, il nostro Natale non è molto diverso dalle tante altre feste dell’anno liturgico e sicuramente non sovraccaricato come da noi Italia. È un Natale delle origini.

A volte mi dico che forse è meglio così, piuttosto che le chiese stracolme alla messa di mezzanotte, a cui molta gente va solo perché “fa tradizione”. D’altra parte, queste cose un po’ mi mancano: le città illuminate a feste, i colori, i cibi tradizionali… Saranno anche cose da bambini, ma a me sono sempre piaciute.

Il primo anno che ero qui, nel 2021, ho celebrato in uno dei nostri villaggi, Kanza, che non ha chiesa, se non una capanna di canne e paglia. L’interno era decorato con rami di palma, fuori c’era un falò; sembrava di essere in un presepe!

Dopo un po’, naturalmente, la poesia finisce e si comincia a vedere anche il rovescio della medaglia. Quello che in Europa è diventato troppo, troppo commercio, troppa esteriorità, fino a perdere il senso del Natale stesso, qui è forse troppo poco… ed è così che i Natali passano senza lasciare grandi segni nel cuore delle comunità.

A volte mi sembra che manchi spessore, non so nemmeno io bene come esprimere questa cosa; come se le cose fossero ancora troppo acerbe. Non dico questo per critica o per scoraggiamento, ma lo dico con la consapevolezza che c’è ancora tanto cammino da fare e tanto lavoro per noi missionari, per cercare di formare delle comunità dal cuore autentico che vivano la loro fede in maniera semplice, ma anche impegnata e profonda.

Quest’anno sarà un’altra occasione di celebrare il Natale insieme alla nostra gente, portando tutte le nostre difficoltà e tutte le nostre preoccupazioni, ma anche la gioia di stare insieme e di condividere le piccole cose di ogni giorno.

Che il Signore aiuti questa gente dal cuore di fanciullo a rialzarsi e camminare nella luce del Redentore che viene.

Che il Signore aiuti anche noi missionari ad essere degni pastori del suo popolo.

Buon Natale

Padre Davide Camorani