Ibrahim Al-Koni, è nato nel 1948 nell’oasi di Ghadames in Libia, dove ha trascorso l’infanzia vivendo nel deserto roccioso e rosso a sud di Tripoli, parlando il tamaseek, la lingua dei Tuareg, il popolo nomade a cui appartiene. Ha poi imparato l’arabo a dodici anni frequentando le scuole nel Fezzan e si è in seguito trasferito a Mosca, completando la sua formazione presso l’istituto Gorkij con una tesi su Dostoevskij.

Quindi in Svizzera, dove ha ricoperto la carica di consigliere dell’Ambasciata libica e poi in Polonia dove ha lavorato come giornalista ed editore. In Libia ha collaborato con diverse testate giornalistiche e ha al suo attivo più di sessanta lavori, tra romanzi, raccolte di racconti e saggi critici, tradotti in circa quaranta lingue. Le sue opere hanno ottenuto numerosi riconoscimenti in tutto il mondo. Attualmente vive in Svizzera, ma ritorna spesso nella sua terra di origine.

Sicuramente è uno degli scrittori arabi più noti in Occidente e dei più rinomati anche in tutto il mondo arabo.

Al-Koni è uno scrittore che, anche se sulla scena letteraria degli anni Sessanta, nel pieno realismo sociale, si distingue per le tematiche affrontate.

Fin dai primi lavori, come la raccolta La preghiera fuori dai cinque tempi, del 1974, ci presenta il suo mondo, quello dei Tuareg, facendoci scoprire quanto antica e ricca sia la loro cultura. Sette racconti su venti hanno come protagonisti i beduini, le loro tradizioni e usi, ma anche le paure e le speranze di un popolo abituato a vivere nel deserto in condizioni molto dure e difficili” (cfr. La Letteratura della Libia : dall’epoca coloniale ai nostri giorni, Elvira Diana, Carrocci, 2008).

I romanzi di Al-Koni, come i suoi racconti, ruotano intorno al deserto e i suoi abitanti. Il deserto di Al-Koni però, pur essendo un luogo dalle difficili condizioni di vita, non è mai un ambiente vuoto e desolato; al contrario è animato da una grande vitalità in cui si muovono uomini, animali e creature spirituali. Queste ultima fanno si che le opere di Al-Koni acquistino un alone di antica magia, attraverso la costante presenza di maghi e indovine, di vecchi sayh dai poteri taumaturgici e di ginn, gli spiriti metà uomini e metà angeli.

La mescolanza tra realtà e magia avvicina i suoi romanzi al realismo magico di Gabriel Garcia Marquez e, per restare in ambito africano, allo scrittore nigeriano yoruba, Ben Okri.

I romanzi di Al-Koni, accanto ad una dimensione puramente araba, ne acquistano una africana, estendendosi nelle zone desertiche al di là degli attuali confini libici, fino ai limiti meridionali del Sahara, dove gli antichi riti degli stregoni si mescolano al messaggio islamico.

In italiano sono stati tradotti e pubblicati:

– Pietra di Sangue (Jouvence, 1999)

la trasposizione moderna della leggenda di Caino e Abele, e apologo sulle conseguenze della distruzione dell’equilibrio di forze tra uomo e natura; il tutto narrato con la freschezza di una fiaba.

Polvere d’oro (Ilisso, 2005)

protagonista del romanzo è il deserto, dove il destino di Ukhayyad s’intreccia con la vita del suo cammello: le due creature sono cresciute insieme, attraversando il mondo che parla la lingua misteriosa dei ginn, dei maghi, dei mercanti e di guerrieri.

La patria delle visioni celesti e altri racconti del deserto (E/O, 2007)

In alcuni racconti c’è anche la storia della resistenza delle popolazioni del deserto al colonialismo italiano, ma forse il tema più forte di questo libro è l’esperienza mistica che la vita nel deserto evoca e stimola. Le avventure dei personaggi – storie di guerra, d’amore, di viaggi – sono sempre pervase da un senso profondo del mistero, da una filosofia quotidiana ma profonda, da una vicinanza  alla sfera celeste, al soprannaturale, al metafisico.

A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero


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