Angola: una forte epidemia di febbre gialla sta uccidendo il nostro popolo

Lui si chiama Sebastião, o meglio si chiamava. Ha dodici anni. Ha passato il pomeriggio giocando  al pallone con i suoi amici in un piccolo terreno di fianco alla scuola. Un posto pieno di spazzatura. Lo fanno praticamente tutti i giorni, ritornando dalla scuola. Le piogge di quest’anno fanno marcire i mucchi di sporcizia ovunque. Il terreno per giocare a calcio è pieno di acqua contaminata, ma questo non impedisce ai bambini di continuare a giocare.
Ritornando a casa Sebastião si sente stanco. Dice a sua mamma, Maddalena, che non si sente di mangiare. Va a letto. Verso le undici di notte la temperatura comincia a salire. Il giorno dopo mamma Maddalena porta il figlio al pronto soccorso di una clinica vicina. Senza sapere bene cosa ha, l’infermiere diagnostica malaria e febbre tifoide. Gli occhi di Sebastião diventano gialli. Dopo poche ore muore.

cefe angolaQuesta è soltanto una delle tante storie, di quello che accade a Kicolo in questi giorni. Una forte epidemia di febbre gialla sta uccidendo il nostro popolo. I mezzi di comunicazione ne parlano pochissimo, nascondendo il numero vero delle vittime. Il governo non vuole parlarne apertamente: non è una buona pubblicità per le elezioni del prossimo anno. Kicolo, il nostro grande quartiere, è diventato terra di “nessuno”. Le condizione di vita diventano veramente difficili. Il cortile della nostra parrocchia del Buon Pastore è diventato uno dei centri scelti dal Ministero della Salute per fare la sua campagna di vaccinazione a tappeto. Per dieci giorni i nostri alunni non hanno avuto praticamente scuola. Impossibile studiare con la confusione di gente che c’era in giro La crisi finanziaria che attraversa il paese è venuta ad appesantire una situazione già difficile.

Ieri ho celebrato simultaneamente in chiesa il funerale di tre dei nostri fedeli: un bambino e due adulti. Tutti i tre morti di febbre gialla. Questa situazione dura da parecchi giorni. “Qualunque cosa avete fatto ai più piccoli, lo avete fatto a me” (Mt 25,40).
Anche Dio ha la febbre in questi giorni in Angola. Febbre prodotta da una amministrazione corrotta e indifferente davanti alla sofferenza dei fratelli. Quello che si vede nelle nostre strade mostra la più grande mancanza di umanità. La spazzatura è diventata il luogo dove i bambini giocano… e muoiono. E questo non fa notizia da nessuna parte, ma succede qui, in questo piccolo pezzo di mondo.

Questa quaresima è stata accompagnata da un forte sentimento di rivolta interiore, di rabbia, di impotenza… Tuttavia la missione, che non è nostra, ma del Dio di Gesù Cristo, ci spinge ad andare avanti, con speranza, condividendo la vita, facendo quello che si può, anche se poco… La luce del Risorto ci ricorda due cose: che bisogna dare la vita per il progetto liberatore del Regno e che l’ultima parola non la pronuncerà la morte, ma Gesù che è la vita.

P. Ceferino Miguel Cainelli, SMA