C’è un filo rosso che lega i vari messaggi di Papa Francesco per la Giornata Missionaria mondiale degli ultimi cinque anni, senza dimenticare tutte le voci che ci arrivano dall’umanità sofferente che cerca speranza. L’annuncio di questa realtà che dà forza alla vita per noi cristiani credenti si rifà ad un incontro personale con il Signore Risorto in cui capiamo che “Dio ama la nostra umanità e fa proprie le nostre gioie e le nostre sofferenze, i nostri desideri e le nostre angosce” (Cfr Con. Ecum, Vat II, Cost. Gaudium et Spes, 22 cit. in M. G. M. Mon. 2021.
Da qui comprendiamo che la missione della Chiesa nasce dal fatto che fin dall’inizio chi aveva udito e visto quello che Gesù aveva fatto e detto con tutta la sua vita donata per l’umanità non poteva restare in silenzio, tanto più che lo Spirito Santo li aveva dotati di una forza straordinaria con la quale hanno potuto creare, con l’annuncio del Risorto, nuove comunità di discepoli che sapevano di essere da Lui accompagnati e sostenuti. L’anelito di salvezza presente in ogni persona che riflette sulla sua vita, ha trovato una risposta nel messaggio evangelico ed inoltre ha costruito comunità di credenti, unite nel nome del Signore, consapevoli che dovevano allagare continuamente l’orizzonte delle strade che si aprivano davanti a loro.
Fin dalla prima Pentecoste è stato evidente che la porta della salvezza era aperta a tutte le lingue, ma non bastava affermare questo principio, occorreva fare un salto di qualità per non sottomettere alla legge di Mosè chi non l’aveva conosciuta né praticata e proporre realmente a tutte le genti la gioia dell’incontro con il Signore che trasforma la vita portando un beneficio reale non solo a livello spirituale, ma nelle realtà visibili delle persone e comunità.
Sono passati duemila anni dalla morte e risurrezione del Signore Gesù e guardando alla storia dell’annuncio cristiano dalle prospettive dell’Occidente benestante sembra quasi che questa realtà di fede sia diventata inutile e ostacoli l’anelito di libertà personale nelle scelte cruciali della vita per cui diventa importante per i cristiani essere veri testimoni di Cristo con le parole e le opere nel nostro tempo. È lo stesso Gesù che dalle strade di Palestina ora continua il suo cammino su quelle del nostro mondo beneficando e sanando chi si avvicina a lui attraverso i suoi discepoli che, pur trovando a volte indifferenza, sono capaci di trasmettere la gioia dell’incontro che essi hanno avuto con Lui e che tutti possono provare a sperimentare constatando che è luce che guida e scalda il cuore.
I santi e le sante, anche quelli della porta accanto attirano e diventano influencer efficaci per chi è in ricerca e spera di trovare una “via che conduca alla felicità” che non svanisca quando il dolore, la violenza e altre realtà difficili da accettare si presentano con prepotenza nella vita. Con queste persone e comunità aperte alla missione si può riprendere con coraggio il messaggio cristiano di fede in Colui che ha vinto l’odio con il perdono e riascoltare il suo invito attraverso cristiani – testimoni che hanno realizzato quell’: “Andate ed invitate al banchetto tutti” (cfr Mt 22,9, G.M. 2024) ed hanno diffuso “la gioia della festa del Signore”.
Si tratta di riscoprire la bellezza e la forza della Mensa eucaristica, anticipazione di quella celeste, “che prendendo avvio dal cuore stesso di Dio, mira a raggiungere tutti gli uomini” (M. G. M. 2024). Questa è la sorgente del movimento missionario per alimentare la speranza di quell’incontro festoso con Dio, rivolto a tutti, perché “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (Cfr 1 Tm 2, 4).
È una strada dove “la missione per tutti richiede l’impegno di tutti” (G. M. 2024) e “coinvolge grandi e piccoli perché la speranza di vita e di pace è nel cuore di tutti”.
P. Vito Girotto