Tahar Ben Jelloun è uno scrittore, poeta e saggista marocchino di religione islamica, nato nel 1944 a Fes da un’antica e agita famiglia. Ha scritto tutte le sue opere in francese sebbene la sua lingua materna sia l’arabo maghrebino, il darija.

Ha trascorso la sua adolescenza a Tangeri e studiato filosofia a Rabat. Insegnante in un liceo a Tétouan e a Casablanca, ha in seguito collaborato con il magazine Souffles.

Nel 1971, anno del suo primo lavoro – la raccolta di poesie Uomini sotto la sindone del silenzio che riflette già il suo impegno  per una maggiore giustizia sociale nel suo paese – si trasferisce a Parigi.

In Italia suoi articoli appaiono di frequente su La Repubblica, ll Corriere della sera, Panorama e L’ Espresso. Scrive per Le monde. In Italiano ha pubblicato saggi, opere di narrativa e poemi.

Per il profondo messaggio del suo libro Il razzismo spiegato a mia figlia (Bompiani 1998) gli è stato conferito dal segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il Global Tolerance Award. Ha conseguito lauree honoris causa e premi in tutto il mondo, tra i quali il Premio Flaiano (1996), e il Premio Remarque (2011).

Con il Premio Goncourt, assegnatogli per La Nuit sacrée nel 1987 (Notte fatale, La nave di Teseo, 2024), diventa lo scrittore francofono più conosciuto della Francia:

Dopo Creatura di sabbia, in cui aveva raccontato la storia di Mohamed, Tahar Ben Jelloun in Notte fatale, riporta sulla pagina un personaggio indimenticabile che ora, libero di essere Zahra, deve affrontare i pregiudizi della società marocchina e il disprezzo della sua famiglia pur di essere se stessa.

Nel 2011 Bompiani ha pubblicato La rivoluzione dei gelsomini e Il risveglio della dignità araba. Con Einaudi ha pubblicato, tra il 1990 e il 2008, tutti i suoi romanzi.

Ultimamente La nave di Teseo ha riedito i suoi testi precedenti: Il Matrimonio di piacere (2016), Il razzismo spiegato a mia figlia (2018), La punizione (2018), Dolore e luce del mondo (2021), Il miele e l’amarezza (2022), Notte fatale (2024), Gli alberi raccontati ai bambini (2024), Gli amanti di Casablanca (2024).

Nel suo ultimo lavoro, L’anima perduta d’Israele (La Nave di Teseo, 2025, traduzione di Anna Maria Lorusso),Tahar Ben Jelloun ripercorre la storia del conflitto israelo-palestinese, evidenziando le responsabilità di entrambe le parti in causa.

Di fronte alla reazione militare israeliana, seguita agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, non esita ad usare il termine genocidio. Criticando una guerra alimentata dagli interessi personali di Netanyahu e dall’ossessione per l’annientamento del popolo palestinese, che ha portato a una condanna del premier israeliano da parte della Corte Penale Internazionale. Con passione e argomentazioni, Ben Jelloun denuncia il silenzio complice di molti Paesi europei e invita a distinguere tra critica al sionismo e antisemitismo, una parola troppo spesso usata per silenziare le voci di protesta.

Non si può tacere di fronte a questi crimini, ci ricorda, perché la spirale di odio generata da questa guerra potrebbe avere conseguenze gravissime.

“Sono nato con il conflitto israelo-palestinese.

Per tutta la vita ho seguito i suoi sussulti. Ho letto gli storici, ho ascoltato i poeti.

Ho immaginato la pace.

Ma è stata un’illusione”.

 

A cura di Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero