P. Martino nella nuova lettera dall’Angola ci racconta le difficoltà legate alla carenza di pioggia. Ma la Speranza c’è sempre, soprattutto in questo tempo natalizio.
Pensando al Vangelo di oggi e al cambiamento di programma che san Giuseppe ha dovuto fare quando ha saputo di Maria incinta pensavo ad alcuni progetti che sono stati realizzati e… al tempo, non quello che scorre ma quello meteorologico, in attesa di tempi migliori.
Abbiamo costruito la cisterna per l’acqua… ma sono nove mesi che non piove; abbiamo realizzato il mulino per facilitare il lavoro delle donne, ma non c’è granoturco perché non piove… insomma arriverà questa benedetta pioggia…
E a proposito di acqua: una giovane signora ha chiesto di benedire il figlio di quattro mesi. È venuta a messa il mattino e abbiamo benedetto il bambino, e poi ha portato due bottiglie da cinque litri di acqua.
Mi sono venuti in mente le due colombe di Maria e Giuseppe quando presentano Gesù al tempio. Ogni tanto di fronte alle bottiglie d’acqua che presentano all’offertorio, scherzando dico che hanno una grande fiducia nella nostra possibilità di cambiare l’acqua in vino. Non mi immagino le reazioni qualora uno si presentasse da amici con un pacco di bottiglie di acqua minerale. Poi facendo alcuni conti mi sono accorto che quelle due bottiglie costano 1900 kwanza (al cambio meno di 2 euro) che, a fronte di uno stipendio minimo garantito (quando lo pagano) di 70000 kwanza significano una mezza giornata di lavoro. Non sono proprio le due colombe di Maria e Giuseppe.
E a proposito di acqua e bibite. Stavamo comprando la solita razione mensile di aiuti della Caritas, qualche sacco di farina di mais, riso, un po’ di passata di pomodoro… una goccia in un mare di necessità, ma è già qualcosa.
Davanti al magazzino c’era un signore che stava caricando sulla sua moto con le cinghie elastiche (camera d’aria tagliata a strisce) le sue confezioni. Una volta finito si è seduto sulla moto, ha chiesto aiuto per spingere la moto dal cavalletto, ha messo il casco e io stavo pensando all’equilibrio che doveva mantenere per fare un viaggio, tenendo anche conto dell’asfalto a “salti”.
Con meraviglia mentre stava per partire si è avvicinato uno che ha completato il carico…
Era in sicurezza con il casco… ma la bombola del gas non sembrava starci… eppure la necessità ha aguzzato l’ingegno.
Ingegno che invece è mancato un po’ a quelli che hanno scavato la fossa per la sepoltura di una giovane di 14 anni, morta probabilmente per una malaria non curata. Qui quando ci sono i funerali, nei momenti centrali come quello della sepoltura, molte persone gridano il loro dolore con scene particolari. Arrivati al cimitero preparano la bara per la sepoltura, cominciano le prime grida, poi silenzio: la bara è più lunga della fossa. Mezz’oretta di chiacchiericcio fino a che la fossa è stata aggiornata alla misura della bara. È così si ricomincia il tutto.
Nella stessa settimana abbiamo celebrato il funerale anche di un bambino di un anno e mezzo. La madre ha tenuto sulle sue ginocchia la bara per tutto il viaggio (cinque chilometri più o meno) e durante la sepoltura con dignità e facendo sempre segno con la mano come se lo stesse accompagnando ha continuato a dire: “Va in pace, figlio, va in pace figlio”.
La scuola continua anche se adesso sono in vacanza. Rimane sempre il grande sforzo di far rimanere seduti i ragazzini, abituati invece a correre tutto il giorno.
Chiudo parlando di alcuni lavori a chiese e a edifici: la chiesetta di Santa Teresa è stata investita da un bel vento e quindi le lamiere devono essere sistemate. La comunità di San Michele ha una chiesa con diversi stili architettonici: paglia, lamiera e a cielo aperto ma in qualsiasi stile architettonico si viva è sempre una festa. Due comunità distanti 4-5 chilometri che, quando il padre viene a celebrare la messa, si riuniscono…
Scusandomi della lunghezza, concludo con gli auguri di buon Natale.
Ho letto questa frase: «Secondo la tradizione hassidica un maestro insegna non per trasmettere ma per sapere cosa ha imparato. Procede volentieri per domande, più preziose di qualsiasi risposta.»
Che questo Natale sia scambiarci un incontro e la condivisione della domanda del perché Dio si faccia uomo per accompagnarci.
Nel nostro presepe c’è un angelo appeso che continua a girare, quasi a per guardare in tutte le direzioni: che questo angelo ci aiuti a guardare in ogni direzione per scoprire Dio che si fa uomo.
P. Martino Bonazzetti
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