P. Martino Bonazzetti, dall’Angola, ci racconta l’inizio delle scuole, nonostante i pochi mezzi a disposizione. Ma quando ci sono la gioia della condivisione e la fede tutto diventa possibile… persino un bel concerto grazie ai suoni delle lamiere mosse dalla brezza marina.

Sono prossimo a festeggiare il secondo anno di ritorno in missione qui in Angola, intanto vi racconto le ultime novità.

L’ultimo evento è l’inizio della “scuola”, anche se non la chiamiamo propriamente scuola perché implicherebbe tante strutture che non ci sono, ed è iniziata nel bairro zona 6.

In attesa che ci diano il benestare per il terreno sul quale pensiamo di iniziare a costruire 4 aule, ci siamo dati da fare con aule… in perfetta armonia con l’ambiente.

Le “belle arti” ci hanno dato: casa in lamiera, chiesa e aule in lamiera.

Una classe è rappresentata dalla cappella: abbiamo prolungato il tetto e fatto altre due classi…

180 ragazzi sono suddivisi in sei classi per imparare a “leggere e scrivere e far di conto”.

Non ci sono i tavoli e perciò i quaderni vengono appoggiati sopra le lavagnette. Io avevo proposto di utilizzarle soprattutto per chi sta iniziando da zero, ma le mamme (dicono coloro che insegnano) vogliono vedere il lavoro fatto.

Così è necessario scrivere sul quaderno però poi… mancano i soldi per comprare il quaderno, come anche i libri di testo… i ragazzi fanno tanti chilometri a piedi… meglio zaini – che non ci sono – leggeri.

Così, oltre alle 4 classi del Terreiro e alle 2 di Santa Teresa, ora si sono aggiunte anche queste 6, più una classe che si sta organizzando per la mattina presto (alle ore 6.30 per gli adulti che vogliono imparare a leggere e scrivere).

Non so se sarò un buon preside… ma vedremo come fare per mandare avanti la baracca (qui anche nel vero senso della parola). Per questo abbiamo chiesto anche una partecipazione alle famiglie. Vedremo come sarà la reazione.

Per adesso con le famiglie dobbiamo parlare, perché aiutino a capire che la libertà che i bambini sono abituati ad avere a scuola un po’ si limita.

Resta da risolvere il problema del bagno e dell’acqua. Certo che se tutti i bambini ci metteranno l’impegno del bambino che ci accompagnava nel cammino per raggiungere le case da benedire… non può che essere un successo.

Ci precedeva spingendo un copertone di macchina… non so dove trovasse la forza, ma quando uscivamo da una casa e camminavamo verso l’altra lui ci precedeva spingendo il suo copertone.

Due cose mi hanno fatto riflettere.

La prima è sempre legata alla gioia che le piccole comunità manifestano in occasioni di visite o di messe particolari come la festa del patrono.

Canti, allegria, e poi cibo. Ce n’è sempre per tutti: un piatto di riso e fagioli, un po’ di succo di frutta fatto in casa, servito o in un sacchetto di plastica o riutilizzando le bottigliette dell’acqua.

E poi lo champagne! Una bottiglia di vino sudafricano (7 gradi) bella calda, ma che fa un bel botto quando la apri.

Poi un sorso per dire che è festa dopo aver tagliato la torta, che viene tagliata in cubetti che servono solo per addolcire la bocca… ma anche il dolce!

Possiamo dire che ci si trova per condividere la gioia… per questo anche con poco non ci si annoia

La seconda: dopo una messa per il patrono c’era come detto sopra il pranzetto. Qualcuno mi ha fatto notare che c’era la polenta di granoturco.

Tutti i presenti sono rimasti meravigliati quando ho detto che da bambino ne avevo mangiata tanta.

E così ho raccontato alcune cose della mia infanzia: polenta arrostita, il lavarsi con il secchio (acqua corrente a 8 anni), il bagno in fondo al cortile, il dialetto (molti si sorprendono quando dico che ho imparato l’italiano a scuola)… insomma sembra che cada il mito del mondo europeo: non è sempre stato come è adesso.

Termino con una nota musicale. Quando vado a celebrare la messa alla zona 6 (la cappella è intitolata a santa Rita da Cascia) c’è sempre una sinfonia creata dalle lamiere.

Il mare non è lontano, non ci sono barriere e il luogo è scoperto. La brezza marina che soffia e le lamiere della cappella e delle aule danno origine a un bel concerto.

P. Martino Bonazzetti

Leggi altre lettere di P. Martino Bonazzetti