Approfondiamo il culto di Nyamian grazie alle spiegazioni di P. Silvano Galli. Nyamian è l’Essere Supremo Celeste che ha creato il cosmo secondo le credenze dei Bona.

Vivendo fra i Bona* si assiste a un fenomeno curioso. Si è colpiti dal constatare la presenza continua di Nyamian nel linguaggio corrente: il nome di Nyamian è costantemente sulle loro labbra. Si sono viste più sopra alcune espressioni augurali. Il nome di Nyamian è invocato nei detti, è presente nei proverbi, è usato come elemento nella composizione nei nomi.

Una presenza-assenza

Ma quanto Nyamian è presente nel linguaggio, tanto pare assente nel culto. Si ha l’impressione che l’Essere Supremo Celeste non sia oggetto di un culto particolare, e si è quasi portati a pensare che Egli sia al di fuori delle preoccupazioni cultuali della gente.
Questo fatto non è tipico dei Bona.

Vincent Guerry ha notato lo stesso fenomeno presso i Baule. Scrive:
Dopo aver creato il cosmo Nyamian non si occupa più della sua opera. È il grande solitario, ritirato nella sua torre, lontano dal mondo di cui si disinteressa.

In quasi tutte le culture arcaiche e nella maggior parte dei popoli africani, gli Esseri Supremi celesti sembrano destinati a scomparire dal culto.

Mircea Eliade nota che gli Esseri Supremi si allontanano dagli uomini, si ritirano in cielo diventando dèi otiosi (inattivi, inoperosi. N.d.R.).

Si direbbe che questi dèi, dopo aver creato il cosmo, la vita, l’uomo, risentano una certa fatica, come se le loro forze si fossero esaurite nello sforzo immane della creazione. Si ritirano in cielo lasciando sulla terra i loro figli, o un demiurgo, per terminare o perfezionare la loro opera. A poco a poco vengono sostituite da altre figure divine.

Petazzoni, molto a proposito, fa notare come questa oziosità si risolva in un aspetto complementare dell’attività creatrice, e non nell’abbandono della creazione.

Scrive:

“Una volta creato il mondo e ordinato il cosmo, l’opera del Creatore è virtualmente compiuta. Ogni ulteriore intervento da parte sua non solo sarebbe superfluo, ma rischierebbe di riuscire dannoso, potendo ogni alterazione del cosmo dar luogo ad una eventuale caduta nel caos. Una volta creato il mondo la funzione esistenziale del Creatore si riduce a prolungarne la durata e mantenerla inalterata e inalterabile stabilità. L’oziosità dell’Essere Supremo, quasi una presenza inattiva, è la condizione meglio connaturata e la più propizia ad assicurare la permanenza delle cose create e la continuità degli effetti della creazione.”

Si è visto che per i Bona l’Essere Supremo non è il grande assente che si disinteressa delle sue creature, anche se il suo ruolo sul piano liturgico pare quasi nullo. Dico “pare” perché di fatto, ad un’osservazione più attenta le cose non stanno così. La vita è meno semplice e schematica di quanto si possa immaginare.

Le stele in onore di Nyamian

In quasi tutti i villaggi si trovano delle stele in muratura o in legno, chiamate Nyamian. Non sono rappresentazioni dell’Essere Supremo ma supporti che ricordano la sua presenza e, nello stesso tempo, luoghi di culto in suo onore.

Le stele possono essere private o pubbliche. Le private si trovano di solito nelle abitazioni dei capi villaggio, dei sacerdoti, e di qualche capo famiglia particolarmente influente. Le pubbliche sono invece situate nella piazza del villaggio.
Alla sommità della stele si trova un recipiente nel quale vengono presentate offerte a Nyamian: acqua pluviale e uova.

Un Dio che non muore mai

Nel cortile del capo villaggio di Kwassianiandjone, all’interno del recipiente si trova una pianta grassa con foglioline galleggianti sulla superficie dell’acqua.

La pianta ha un nome significativo: Nyamian wu a / me ngo wu: se Nyamian muore, anch’io morirò. Poiché Nyamian non muore mai, anche l’arbusto non muore. È una pianta perenne che ricorda costantemente agli umani l’eternità di Nyamian.

Qualche volta vicino alla stele si trovano resti di antichi sacrifici (in genere delle ossa) e pietre “di folgore”, cioè meteoriti.
A Nyamian viene offerto un culto anche se non ha carattere ordinario e regolare. L’offerta più corrente è il pollo bianco. Colui che lo offre è allo stesso tempo sacrificatore. La vittima è sgozzata e il suo sangue fatto colare ai piedi della stele.

Nei villaggi dove non esiste la stele, il sacrificio viene eseguito in un angolo della corte. Il sacrificio è offerto sia in ringraziamento, sia per implorare favori.

Esiste anche un altro sacrificio, più importante, più solenne, ma più raro. Ho avuto occasione di parteciparvi una sola volta nell’arco di cinque anni. La vittima in questa circostanza è l’agnello bianco. Questo sacrificio ha luogo di sabato, giorno consacrato a Nyamian.
Il capo villaggio, tenendosi davanti alla stele, offre la vittima con una preghiera. La vittima offerta è poi deposta in una bacinella di rame e lasciata ai piedi della stele fino a sera. Durante la giornata Nyamian viene a ritirare la sua parte.

P. Silvano Galli

Le storie narrate si possono trovare nel sito di p. Silvano

*Gli Anyi-Bona sono un sottogruppo dell’etnia Anyi, appartenente all’area culturale Akan nella Costa d’Avorio. Come altri popoli africani, gli Anyi-Bona hanno una ricca cultura orale e amano riunirsi in lunghe “sedute narrative” notturne. Le storie, i proverbi, il linguaggio corrente parlano spesso di Nyamian, l’Essere Supremo, il Creatore del mondo e degli uomini, sentito come una presenza “al di sopra del cielo” ma anche raffigurato, sulla terra, come un re tradizionale Akan o come un uomo alle prese con i problemi quotidiani. Facendo parlare una ricca antologia di testi, l’Autore ci restituisce il volto e il mistero di Nyamian e tutta la spiritualità degli Anyi-Bona.


PER APPROFONDIRE CONSIGLIAMO LA SEGUENTE LETTURA

Seggio d’oro. Nyamian: il dio del cielo e della terra nei racconti tradizionali degli anyi-bona

di Silvano Galli

EDITRICE MISSIONARIA ITALIANA