Di seguito proponiamo la prima parte di una riflessione sull’Avvento di Padre Kevin O’Gorman (SMA Irlanda), in cui riprende lo storico discorso del 1965, di Papa San Paolo VI alle Nazioni Unite, sottolineandone l’attualità.

Il 4 ottobre 2025 ha segnato il 60° anniversario dello storico discorso di Papa San Paolo VI indirizzato alle Nazioni Unite.

Un discorso in cui proclamò la sua protesta e il suo appello, la sua profezia e la sua preghiera per porre fine alla guerra sulla terra, descritta negativamente.

“Queste sono le parole che vi aspettate che diciamo e le parole che non possiamo pronunciare senza sentirci consapevoli della loro serietà e solennità: mai più gli uni contro gli altri, mai, mai più!

[…]

“mai più la guerra, mai più la guerra!”.

Purtroppo, oltre sessant’anni dopo da quel discorso, i nostri schermi televisivi e i vari dispositivi digitali, ci mostrano ripetutamente i terribili effetti delle guerre in tutto il mondo.

Oggi, l’appello a porre fine alla guerra non si limita ai campi di battaglia.

Un’altra guerra è in corso in tutto il mondo, non con le armi ma con le parole: la guerra contro la verità. La globalizzazione ha dato vita alla capacità di comunicare quasi ovunque, in qualsiasi momento.

Tragicamente, questi media globali possono generare menzogne ​​a qualsiasi livello, individuale o istituzionale, portando alla perdita della verità. I ​​cosiddetti “fatti alternativi” erodono la fiducia nelle comunicazioni, sia interpersonali che internazionali. In un’epoca con un accesso e una quantità senza pari ai media, sia personali che professionali, la sfida alla verità è senza precedenti, con il rischio di ridurre la fiducia a questioni transazionali, con il pericolo che persino precedenti amicizie e altre relazioni vengano ridotte a transazioni. Le transazioni riguardano cose; la verità testimonia il rispetto per gli altri, riconoscendo la loro pari e trascendente dignità come persone. Non c’è giustizia senza dire la verità; non c’è pace tra i popoli senza fiducia.

L’Avvento è il tempo della speranza nella verità della Parola di Dio, parola di giustizia e di pace annunciata dai profeti dell’Antico Testamento.

Per loro, il legame tra fede e giustizia era indivisibile: «I profeti, come movimento, erano la coscienza sociale di Israele. Essi attaccavano lo sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi, perché l’alleanza di Yahweh non esigeva sacrifici, ma giustizia interumana» (L. John Topel, The Way to Peace – Liberation through the Bible, Dublin; Gill & MacMillan, 1980, 68).

La promessa di giustizia sarà realizzata con l’avvento del nuovo germoglio nella stirpe di Davide:

«Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un discendente germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Il suo giudizio non sarà basato su apparenze, il suo verdetto non sarà dato per sentito dire. Giudicherà con giustizia i deboli, renderà giustizia agli umili del paese» (Isaia 11,1-4).

Pur avanzando giuste richieste al popolo di Dio nel presente, il profeta predisse un periodo di pace messianica:

“Il lupo abiterà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello, il leone e la bestia da soma pascoleranno insieme, con un fanciullo che li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme, i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone mangerà il fieno come il bue. […] Nessun danno, nessun male sarà fatto su tutto la mia montagna sacra, perché la terra sarà piena della conoscenza del Signore” (Isaia 11:6-9).

Pertanto, la vera “conoscenza del Signore” unisce fede e giustizia, amore per Dio e per il prossimo.

P. Kevin O’Gorman
SMA Irlanda

IL DISCORSO COMPLETO DI PAOLO VI ALLE NAZIONI UNITE