Cento anni fa, il 2 luglio 1925, nasceva a Onalua nella provincia del Kasai, Patrice Lumumba, primo ministro della nascente Repubblica Democratica del Congo. Lumumba è ricordato come simbolo dell’anti-imperialismo e dell’unità africana, avendo svolto un ruolo cruciale nella trasformazione del Congo da colonia belga a repubblica indipendente.

Nel luglio del 1955, a Kisangani, alla presenza del re belga Baldovino, accusa i Belgi di aver imposto al popolo congolese una schiavitù umiliante:

“[…] Noi che abbiamo visto saccheggiare la nostra terra in nome di princìpi falsamente legali, che riconoscevano solo il diritto del più forte […] abbiamo visto che la legge non era mai la stessa per un bianco o per un nero. Era accomodante per i primi e inumana per i secondi”.

Il discorso suscita timore tra i colonialisti europei, e dopo soli sette mesi dall’indipendenza, Lumumba viene arrestato e ucciso con la piena connivenza della CIA e dei belgi. Oggi, in un’Africa segnata da movimenti anti-coloniali, come quelli in Mali e Burkina Faso, alla lotta contro il franco CFA, lo spirito di Lumumba vive.

La leggenda di Lumumba a 64 anni dalla morte mantiene un fascino immutato.

La racconta ai più giovani Luca Catalano, autore del testo Lumumba, eroe africano, la graphic novel realizzata con i disegni di Michele De Sanctis e l’introduzione di Marco Trovato per Becco Giallo, 2025.

La storia inizia con le immagini degli ultimi istanti di vita di Lumumba, in carcere per aver condotto il suo popolo a liberarsi dalla sanguinaria colonizzazione belga nel più grande e ricco paese d’Africa, il Congo, scandite dalle toccanti parole dell’ultima lettera alla moglie. “Preferisco morire a testa alta – scrive – che vivere nella sottomissione e nel disprezzo dei principi più sacri”. E ancora: L’Africa scriverà la sua storia e sarà a nord e sud del Sahara una storia di dignità”.

Le tavole ripercorrono i 35 anni intensi dell’uomo che fu primo ministro del Congo indipendente per tre mesi, dall’infanzia sotto il giogo coloniale durissimo del Belgio alla giovinezza in cui matura la coscienza politica che lo porterà a guidare il movimento indipendentista in quello che per Conrad era il “Cuore di tenebra”.

Nel 1958 fonda il partito nazionalista multietnico e si impone come leader moderno. Lo tradì il suo migliore amico, Joseph Mobutu, che gli prese il potere e la vita. Mentre fingeva di essere il migliore amico di Lumumba, era pagato dagli americani e dai belgi per spiarlo. Cambiò poi il nome al paese in Zaire e instaurò una delle peggiori dittature della storia. Mobuto morì nel 1997 e poco dopo scoppiò una guerra che ha fatto sei milioni di morti.

Il 17 gennaio 1961, in una misera prigione di Lubumbashi, dove Lumumba è tenuto prigioniero dopo la cattura, viene ucciso da un commando belga-congolese. L’omicidio viene tenuto segreto per un mese.

Sono passati più di 60 anni, ma le grandi risorse del paese non sono nelle mani dei congolesi. Lumumba metteva l’educazione al primo punto del programma, perché-diceva- un paese senza agronomi, ingegneri, avvocati, dottori non può andare avanti.

Luca Catalano spiega a commento della sua graphic novel: A oltre 60 anni dalla morte Lumumba resta una delle poche figure di riferimento in mezzo a una pletora di personaggi che hanno distrutto e devastato l’Africa. Un padre dell’indipendenza africana e del panafricanismo. Uno dei più luminosi e il più tragico perché è stato ucciso sei mesi dopo l’elezione.

Mi ha sempre impressionato la diffusione del suo pensiero e la sua popolarità oltre il confine. In un bar in Nigeria ho visto ad esempio una sua gigantografia sul muro.

Il pensiero panafricano resiste perché i popoli si riconoscono più delle élites. (in Avvenire, agosto 2025).

A cura di Ludovica Piombino

Biblioteca africana Borghero