Il Covid-19 non ha fermato
l’azione pastorale e umanitaria della Chiesa Angolana

L’Angola ha attualmente 30.175.553 abitanti, secondo i dati ufficiali. I primi casi di coronavirus sono stati registrati dalle autorità alla fine di marzo. Alcune settimane dopo il governo ha decretato lo stato di emergenza. In Angola, il sistema sanitario nazionale è molto fragile, anche oggi molte persone muoiono per malaria.

Quando all’inizio di aprile, il governo angolano ha iniziato i test per verificare eventuali casi di contagio, soprattutto per chi veniva dal Portogallo, e sono apparsi i primi malati, è stato decretato lo stato di emergenza, e  gli angolani sono entrati in isolamento. Le autorità hanno dato disposizioni drastiche per chiudere scuole, chiese, università, pubblica amministrazione, società private e commercio informale.

Prevenire, perché curare tutti i contagiati sarebbe impossibile

Ciò soprattutto al fine di prevenire ciò che stava succedendo in Italia e in vari Paesi d’Europa, dove l’epidemia di diffondeva a un  ritmo impressionante. L’Angola ha un sistema sanitario molto carente: quindi si è puntato tutto sulla prevenzione, chiudendo il Paese.

La Chiesa cattolica, la più grande confessione religiosa del paese, è stata costretta a intensificare la sua presenza attraverso i media, principalmente attraverso la “Radio Ecclesia” e “Radio Maria”, e le sue emittenti diocesane. E attraverso la televisione statale, ha potuto trasmettere la messa ogni domenica.

Le parrocchie di Luanda e delle più importanti città, dove c’è il segnale 4G, hanno potuto rimanere vicine ai loro cristiani e a tutta la popolazione per mezzo dei social network. È un mezzo di pastorale non molto usato presente prima del covid-19. Ma in questi mesi è diventato il mezzo preferito. In molte comunità cristiane, i parroci hanno creato in fretta i profili delle loro parrocchie su Facebook, il social più usato del paese, per rimanere più presenti nella vita dei fedeli, e inviare messaggi religiosi, organizzare dirette con messe e rosario, suscitare la risposta e la partecipazione dei cristiani.

Un nuovo dinamismo digitale

I nostri fedeli hanno molto apprezzato questo nuovo dinamismo digitale. Ma diversa è la situazione nell’interno del Paese, nelle Parrocchie rurali. Non ho molte informazioni su come si sia potuto mobilitare la fede dei cristiani anche con il confinamento, ma bisogna dire che in Angola orami il 70% della popolazione vive in zone urbane.

La Chiesa ha dato una grande prova di dinamismo anche nell’assistenza ai più poveri e nell’organizzazione della solidarietà. La vita in Angola è diventata più costosa dal punto di vista economico. La limitazione imposta dallo Stato di emergenza ha indebolito il settore informale, dove lavora una grande percentuale della popolazione. La povertà è aumentata e con essa le difficoltà dei cittadini. La situazione tende a peggiorare a causa del calo del prezzo del petrolio, principale fonte di reddito nazionale, mettendo il paese in una situazione di dilagante recessione economica.

La Caritas, una rete di solidarietà ben sperimentata

Giorno dopo giorno molte famiglie perdono il loro potere d’acquisto. A causa della situazione di estrema povertà, ci sono casi di decessi dovuti alla fame. La Chiesa, attraverso la rete della Caritas, cerca di venire incontro ai bisogni più urgenti della fascia vulnerabile della popolazione, con l’esperienza appresa durante il lungo periodo di guerra civile, in cui ha operato come principale organismo di aiuto umanitario.

José Ventura,
professore, giornalista e sociologo angolano