Don Michele: “Missione è stare vicini alle persone “

Don Michele Farina, prete della diocesi di Savona, si prepara a partire, come missionario associato alla SMA, per il Centrafrica, dove affiancherà p. Davide Camorani nella missione di Monassao. Gli abbiamo posto alcune dimande su questa suo nuova esperienza.

Da quando hai saputo la destinazione della tua missione, ad oggi che sei vicino alla partenza, come è maturata la preparazione spirituale?

Da tempo la Provincia Italiana della SMA desiderava inviare alcuni missionari nella Repubblica Centrafricana, ed ora questo desiderio si è realizzato con la partenza dei padri Davide e Carlos, che presto raggiungerò. Parto con una grandissima gioia, anche perché con questo Paese nel cuore dell’Africa, la mia Diocesi di Savona ha già un forte legame grazie alla presenza di missionari Carmelitani, Cappuccini e di Suore della Misericordia.

A testimonianza di ciò, nel 2009 con il Centro Missionario Diocesano e p. Enrico, Carmelitano, abbiamo organizzato un viaggio estivo con un gruppo di giovani per visitare alcune missioni del Centrafrica: un viaggio per me profetico!

In questi ultimi mesi ho vissuto un tempo a Lione, che per me è stato un tempo di grazia. Ho potuto conoscere la casa SMA di Lione, dove ho abitato e sono stato accolto fraternamente da missionari francesi e di diversi Paesi dell’Africa, ho potuto ascoltare e condividere molte testimonianze missionarie; pregare ogni giorno con loro, celebrare l’Eucarestia nella lingua che stavo studiando, attraverso un corso di francese, è stata la più bella preparazione spirituale possibile.

Molte volte sono stato in pellegrinaggio alla Basilica di Notre Dame de Fourvière, luogo dove Monsignor Melchior de Marion Brésillac l’8 dicembre del 1856 fondò la Società delle Missioni Africane; in particolare ricordo con gratitudine il giorno in cui ci sono andato con p. Gigi Maccalli, un anno dopo la sua liberazione, per ringraziare insieme a lui Maria.

Quali sono le tue aspettative?

Parto con un solo desiderio: essere missionario, che è il modo nel quale desidero vivere il mio sacerdozio. Per questo ringrazio il mio Vescovo, Monsignor Calogero Marino, il quale, nonostante la scarsità di sacerdoti, senza esitare, ha accolto e sostenuto la mia scelta fin dall’inizio; ringrazio inoltre la SMA, tutti i padri della Provincia Italiana per l’accoglienza fraterna e la possibilità di iniziare questa bella avventura missionaria in terra Centrafricana.

Riesci ad immaginare il Disegno che è stato pensato per questa missione e cosa il Signore chiede a te e, attraverso il tuo servizio, alla SMA?

Insieme a p. Davide abbiamo il privilegio di inserirci in un cammino iniziato da altri missionari a Monassao circa 40 anni fa, in una zona dove si trovano anche altre tre parrocchie abitate dai pigmei.

Ho avuto la possibilità di ascoltare la testimonianza di alcuni padri che hanno operato in questa zona del Centrafrica prima di noi, ognuno di loro è concorde nel dire la bella esperienza vissuta e le belle relazioni intrecciate con questo popolo, faremo il possibile per portare avanti il fecondo lavoro cominciato da questi missionari.

Dall’esperienza che ho vissuto a Cuba, credo di poter dire che innanzitutto il Signore ci chiede di essere vicini alle persone alle quali siamo inviati, questa è la missione, e insieme a loro ascoltare ciò che il Signore ci chiederà come comunità.

Inoltre, credo che il Signore chieda alla SMA di contribuire al cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa su impulso di Papa Francesco, sono convinto che la missione in Africa possa insegnare alla nostra Chiesa in Italia, e non solo, ad essere più semplice, a valorizzare la presenza dei laici, ad essere più gioiosa e attraente conducendo a Cristo.

Tre obiettivi che ti piacerebbe raggiungere nel primo anno di missione?

Il primo obiettivo è certamente quello di imparare il Sango, la lingua del popolo centrafricano, insieme al francese, strumento fondamentale per poter comunicare con le persone alle quali siamo inviati. Studiare una nuova lingua è come vivere un battesimo, si diventa figli in un nuova famiglia, in un nuovo popolo, cominciare a camminare con lui, è il modo per dire a chi incontreremo: desidero essere tuo fratello e imparare insieme ad essere figli dello stesso Padre.

In Sango celebreremo l’Eucarestia, leggeremo la Parola di Dio, condivideremo le nostre storie. Un altro obiettivo è quello di vivere profondamente la nostra piccola comunità sacerdotale a Monassao, è una delle cose più belle che ho vissuto a Cuba, la vita insieme ad altri sacerdoti, pregando insieme, condividendo la mensa, l’attività pastorale e di operare in comunione con tutti i missionari SMA presenti in Centrafrica.

Inoltre, desidero imparare bene le strade che conducono a Monassao e ai villaggi limitrofi, imparare le strade dal punto di vista fisico, ma soprattutto dal punto di vista umano, spirituale, le strade che conducono alla gente.

Potrei perciò sintetizzare così gli obiettivi del primo anno: incominciare la trama delle relazioni, intessere legami fraterni, e per usare le parole di Monsignor Brésillac: desidero essere tra i pigmei missionario dal profondo del cuore e insieme a loro vivere il Vangelo!

Intervista a cura di Marta Ferruggia